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lunedì 23 luglio 2018

Sant'Egidio: Contro l'isolamento degli anziani, principale causa di morte. Riaprire i flussi. Servono 50mila "badanti"

Roma Sette
Superare l’isolamento sociale degli anziani, causa principale della più alta mortalità degli over 70 nei mesi estivi. La vicinanza di un "badante" (figura molto richiesta e ormai quasi introvabile) può essere vitale.

Riaprire, per il 2019, del decreto flussi per motivi di lavoro a non meno di 50mila persone, sostanzialmente bloccato e non rinnovato dal 2011.


Questa è una delle priorità della Comunità di Sant’Egidio ribadita questa mattina, il 17 luglio, nel corso di una conferenza stampa tenuta dal presidente Marco Impagliazzo, il quale ha colto l’occasione per rilanciare una proposta presentata anche ieri sera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, vale a dire la riapertura, per il 2019, del decreto flussi per motivi di lavoro a non meno di 50mila persone, sostanzialmente bloccato e non rinnovato dal 2011. 

Questo, ha spiegato Impagliazzo, permetterebbe agli immigrati un «ingresso legale» nel nostro Paese, che si avvarrebbe nuovamente di assistenti familiari, i cosiddetti badanti, figura professionale «molto richiesta ma quasi introvabile».

A Roma, stando ai dati aggiornati al 1° gennaio 2017, gli anziani sono 599.827, su una popolazione residente di 2.873.494. Gli over 80 sono 196.587, cioè il 6,8% del totale, gli over 85 sono 97.143. 
Allarmante nella Capitale il numero delle persone sole: 250mila anziani che costituiscono il 44,1% dei nuclei familiari e il 20,9% della popolazione residente. 
Nel municipio I le famiglie mononucleari sono il 62,3%, record assoluto tra i municipi di Roma. Sopra la media sono anche il II (l’unico, insieme al I, sopra al 50%), l’VIII, il III, il XII e il XV. In questo contesto rientra l’istituzionalizzazione degli anziani, sempre più spesso costretti a rivolgersi agli ospizi, case di cura o strutture «a volte non controllate né dalle Asl né dai municipi», ha spiegato Impagliazzo.
Il presidente di Sant’Egidio ha proposto «la difesa del modello italiano di cura dell’anziano in casa» e alle istituzioni ha chiesto la creazione di una cabina di regia che possa spingere all’assistenza sociale e sanitaria. «Il nostro appello affinché ci sia un indirizzo politico nuovo che rispecchi la tradizione del Paese è fare di tutto affinché gli anziani vivano a casa propria», ha aggiunto. 

In alternativa ha ricordato che la Comunità da oltre 40 anni per rispondere all’isolamento degli anziani propone soluzioni abitative alternative al ricovero in case di riposo come i condomini protetti e il co-housing. Nel primo caso di tratta di intere palazzine articolate in unità abitative autonome per una o due persone (mini appartamenti di 40 – 60 metri quadrati ciascuno), collocate in centri abitati forniti di servizi, dedicati a persone autosufficienti ma senza casa, sfrattati, persone sole. Vi è poi il co-housing, convivenze realizzate con l’incoraggiamento e con il sostegno della Comunità.

Nel corso della conferenza Impagliazzo ha ricordato il programma “Viva gli Anziani!” nato a Roma nel 2004 come sperimentazione della Comunità di Sant’Egidio e del ministero della Salute, in collaborazione con Roma Capitale, successivamente con Asl Rm 1, Asl Rm 3 e dal 2016 con Enel Cuore, in risposta all’impressionante picco di mortalità osservato nell’estate del 2003, quando morirono in Europa migliaia di anziani, a seguito delle eccezionali ondate di calore. 

Attivo a Garbatella, Monti, Trastevere, Testaccio ed Esquilino segue 5.120 over 70 e rappresenta un servizio innovativo per il contrasto dell’isolamento sociale, attraverso la creazione di reti che si collocano accanto alle risposte tradizionali (assistenza domiciliare, servizi residenziali) e raggiungono ampie coorti di popolazione esposte a rischi. 

Tra i risultati del programma la riduzione della mortalità, del ricorso all’ospedalizzazione e della residenzialità. Proprio grazie al lavoro di prevenzione messo in atto con l’iniziativa, gli anziani seguiti in questi anni sono riusciti a rimanere a casa propria, anche in condizioni di salute e socio-economiche difficili. 

Il tasso di ricovero in istituto fra gli anziani seguiti dal programma infatti è quasi dimezzato (lo 0,6% annuo tra il 2005 ed il 2013) rispetto all’1% osservato in situazione analoghe a Roma. Il costo: 81 euro all’anno per anziano.

Roberta Punto

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