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mercoledì 25 luglio 2018

Roma - Camping River, la Corte Europea ferma lo sgombero dei Rom. Salvini: «Ci mancava il buonismo della Corte europea».

Corriere della Sera
Entro le 12 il Comune deve presentare i documenti che dimostrino quali alternative sono state offerte agli abitanti del campo. Dal Campidoglio si dicono sereni, mentre il ministro dell’Interno attacca Strasburgo: «Ci mancava il buonismo della Corte europea».


Sul camping River interviene Strasburgo. La Corte europea dei diritti dell’uomo accoglie il ricorso presentato da tre abitanti e chiede al governo italiano di sospendere fino al 27 luglio le espulsioni (evictions) programmate: per allora è attesa la risposta di Palazzo Chigi sulle soluzioni alternative al campo.


Sarà il Comune, che finora ha gestito l’iter, a produrre la documentazione richiesta entro le 12 di oggi. Ieri scadevano le 48 ore, notificate alle famiglie dall’ordinanza della sindaca, per lasciare l’insediamento sulla Tiberina, ma lo sgombero è slittato: secondo il Campidoglio, per l’aumento di adesioni alle proposte di integrazione, ovvero «la terza via» della giunta M5S. Versione in contrasto con quella dell’associazione «21 luglio», attiva all’interno del campo: «Nei tre casi che abbiamo segnalato alla Corte di Strasburgo, ma non sono gli unici, il Comune non ha offerto alcuna alternativa - insiste il presidente della onlus, Carlo Stasolla - . Ci siamo rivolti all’Europa perché era l’unica strada percorribile in tempi così stretti». Più tardi, mentre consegna alla segreteria di Palazzo Senatorio le 630 firme raccolte tra i cittadini romani contrari allo sgombero, Stasolla picchia duro: «All’incontro di domani (oggi, ndr) con Salvini Raggi voleva portare lo scalpo del camping River, invece si presenterà con una grave sconfitta politica».

Dal Comune ostentano serenità e controbattono: «A tutti è stato proposto di accedere alle misure di inclusione, a chi si è rifiutato di entrare nel circuito di accoglienza dei servizi sociali: stiamo anche offrendo posti che non dividono le famiglie». 

Affermazioni documentabili attraverso i verbali dei colloqui, le registrazioni e i filmati. Se l’Europa si è mossa, però, avrà avuto le sue ragioni. «Stiamo raccogliendo una mole di materiale che testimonia la correttezza del nostro operato - ribadiscono dal dipartimento Politiche sociali - . Lì si sta creando un’emergenza igienico-sanitaria: quella, sì, sarebbe una grave violazione dei diritti umani».

Nel frattempo, dopo la bordata del vice premier sul «casino dei campi rom a Roma», Raggi in vista del colloquio al Viminale (i due dovrebbero incontrarsi all’ora di pranzo)si allinea: «Condivido l’analisi di Salvini. I campi rom sono un caos dal 2008, da quando sostanzialmente esistono in maniera ufficiale, e drenano 25 milioni di euro l’anno. Il nostro obiettivo è chiuderli favorendo l’integrazione. Quindi, diritti e doveri». 

Se non fosse che il segretario federale della Lega lancia un’altra frecciata, stavolta ai giudici di Strasburgo: «Ci mancava il buonismo della Corte europea per i diritti dei rom», è il tweet polemico che la prima cittadina non raccoglie. Al tavolo con il ministro dell’Interno la sindaca non si soffermerà soltanto sul problema dei campi nomadi: «Uno dei primi temi che affronterò è quello della carta di identità elettronica, che di fatto è gestita dal ministero, le cui procedure però si svolgono all’interno dell’Anagrafe del Comune: ci sono problemi di dialogo tra software e questo sta creando parecchie file». 

Si parlerà anche di migranti «fantasma» e roghi tossici, argomento che offre a Raggi l’assist per rilanciare: «Sono ormai due anni che chiedo al governo di darci supporto e continuerò a chiedere il superamento dei limiti alle assunzioni per la polizia locale, che è in gravissimo sotto organico». Dopo il rapporto conflittuale con il precedente esecutivo a guida Pd, adesso la sindaca confida di trovare sponda nell’interlocutore leghista alleato dei Cinque stelle a Palazzo Chigi. 

E mentre infuria il dibattito sul camping River, la Comunità di Sant’Egidio denuncia lo sgombero di otto famiglie dall’ex Fiera di Roma (tra loro 20 minori, due disabili e quattro donne incinte). Replicano dal Comune: «La Sala operativa sociale ha proposto assistenza a tutti i nuclei familiari, ma le proposte sono state tutte rifiutate».

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