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sabato 12 maggio 2018

Israele espelle il direttore di Human Rights Watch, Omar Shakir.

Sicurezza Internazionale
Il Ministero degli Interni israeliano ha dato al rappresentante di Human Rights Watch, Omar Shakir, due settimane di tempo per lasciare il Paese dopo l’accusa di boicottaggio contro lo Stato. L’ONG ha denunciato che il provvedimento sarebbe volto a sopprimere le critiche al governo israeliano sul rispetto dei diritti umani e ha annunciato che impugnerà la decisione presso la Corte.

Il direttore di Human Rights Watch, Omar Shakir
Shakir, cittadino americano di origini irachene, aveva ricevuto il permesso di lavorare in Israele nell’aprile 2017, dopo che il Paese si era rifiutato di riconoscergli il visto lavorativo l’anno prima. 

L’uomo, intervistato da Reuters, ha ammesso di non aver partecipato a nessuna iniziativa di boicottaggio nei confronti dello Stato d’Israele durante il suo soggiorno come rappresentante di Human Rights Watch sul territorio. 

Tuttavia, il ministro degli Interni israeliano, Aryeh Deri, ha fatto sapere di aver agito su raccomandazione del ministro per gli Affari Strategici, Gilad Erdan, il quale avrebbe raccolto diverse prove sulla collaborazione di Shakir con alcuni movimenti d’opposizione attivi nel Paese. 

Deri ha accusato il direttore dell’ONG di essere un sostenitore delle proteste antigovernative e di partecipare al movimento “boicottaggio, disinvestimento e sanzioni” (BDS), nato nel 2005 come forma di pressione non violenta su Israele. Il ministro degli interni ha affermato: “È inaccettabile riconoscere il permesso di rimanere nel Paese a un attivista che sostiene il boicottaggio e agisce contro lo Stato. Userò tutti i mezzi in mio potere per espellere queste persone da Israele”. Il Ministero per gli Affari Strategici israeliano ha stanziato circa 36 milioni di dollari per combattere BDS.

Human Rights Watch ha condotto diversi report sull’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Il governo attuale, considerato uno dei più conservatori nella storia del Paese, è stato accusato più volte dall’ONG di esercitare pressione sulle organizzazioni umanitarie locali e internazionali e porre restrizioni al loro operato. 

Shakir ha sottolineato: “È la prima volta nella storia di Human Rights Watch che un operatore viene espulso da uno Stato. L’obiettivo delle autorità israeliane è mettere a tacere il dissenso”. Anche il vicedirettore esecutivo dell’organizzazione, Iain Levine, ha sostenuto che “non si tratta di Shakir, ma di colpire Human Rights Watch e spegnere le critiche sui dati raccolti in Israele in merito ai diritti umani”.

Nel gennaio di quest’anno, Israele aveva pubblicato una lista di 20 organizzazioni ai cui attivisti veniva bloccato l’ingresso nel territorio. I membri di questi gruppi, accusati di supportare iniziative di boicottaggio, si erano visti negati il visto d’ingresso e il diritto di residenza. 

Nel marzo 2017, il presidente della Campagna di Solidarietà per la Palestina, Hugh Lanning, è stato il primo cittadino inglese cui venne vietato l’ingresso nel Paese, mentre, un mese dopo, al professore universitario anglo-palestinese, Kamel Hawwash, fu negato di entrare a Gerusalemme est per incontrare la sua famiglia.

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