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mercoledì 14 marzo 2018

Yemen - Condannato a morte Hamed bin Haydara per la sua fede Bahai

Avvenire
Arrestato nel dicembre del 2013 e subito costretto, sotto tortura, a firmare una confessione di 19 pagine, in base alla quale è stato accusato di diffondere la religione Bahai in Yemen.
Hamed bin Haydara, 52 anni, dopo 5 anni di carcere e sevizie, senza poter essere visitato dai familiari e dal suo avvocato, il 2 gennaio di quest' anno è stato condannato alla pena di morte.

Il giorno seguente una interrogazione urgente alla Camera dei Comuni di Londra, e le conse- guenti pressioni diplomatiche, non hanno avuto alcun effetto. Hamed bin Haydara «è un prigioniero di coscienza che è stato giudicato per la sua fede e per le sue pacifiche attività come membro della comunità Bahai», ha dichiarato Philip Luther, responsabile di Amnesty International per il Medio Oriente. 

Una sentenza, precisa sempre Amnesty International, che è il risultato di «un processo viziato da accuse inventate, da un giudizio ingiusto e da fondate affermazioni che Hamid Haydara sia stato torturato e maltrattato durante la detenzione». 

Inoltre ad Haydara sono stati negati i trattamenti sanitari necessari dopo le torture e, costretto con la forza a firmare una confessione, dopo un processo sommario e aver assistito solo a tre delle 14 udienze contro di lui in tribunale, non ha potuto essere presente quando è stata letta la sua condanna a morte.

Una condanna che si inserisce nella più ampia persecuzione della minoranza Bahai nello Yemen. Sono infatti almeno altri cinque i Bahai detenuti in Yemen, considerando anche alcuni casi di sparizioni forzate. La sentenza di morte contro Haydara potrebbe accelerare nei fatti quello che le Nazioni Unite hanno definito un «disegno di persecuzione della comunità Bahai».

Un caso di persecuzione ancora più drammatico perché la vicenda di Haydara e della comunità Bahai si sovrappone alla guerra civile yemenita. Se l' arresto nel 2013 è avvenuto per conto delle legittime autorità yemenite, dal 2014 Haydara è stato tenuto in prigionia e poi giudicato dalle autorità degli Houthi che dal 2014 hanno preso il controllo di Sanaa. 

Questo fatto ha reso di fatto impossibile ogni contatto diplomatico significativo con chi governa a Sanaa, vanificando così ogni pressione internazionale.
Per sfondare questo muro di gomma la comunità Bahai d' Italia, come nel resto d' Europa, ha promosso una campagna per salvare la vita di Hamed bin Haydara. Mentre sui social network (Facebook e Twitter) si moltiplicano gli appelli per #HamedLibero Neda Parsa, presidente della comunità Bahai d' Italia, si è rivolto con una lettera al nuovo Parlamento e alle istituzioni italiane: «Prendete pubblicamente posizione per chiedere la liberazione di Hamed».

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