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giovedì 1 marzo 2018

Myanmar, le ruspe del regime per cancellare le fosse comuni dei rohingya

La Repubblica
"Così provano a spazzare via le prove dei massacri". Le nuove accuse mentre il governo birmano continua il balletto di cifre con il vicino Bangladesh per il rientro dei primi profughi musulmani scappati dal Paese della Nobel Aung San Suu Kyi


Bangkok – Nessuno immaginava un ritorno facile né immediato degli esuli islamici rohingya fuggiti in Bangladesh per salvarsi dalle pulizie etniche dell’esercito birmano nello Stato dell’Arakan. Mentre continua tra i due governi il balletto sul numero, l’identificazione e le date di rientro dei primi 7000 “aventi diritto”, le organizzazioni umanitarie denunciano il vasto impiego nel Myanmar di bulldozer e ruspe per distruggere le prove dei massacri commessi lo scorso anno dai militari contro la popolazione civile.

L’ultima documentazione apparentemente attendibile viene da “Progetto Arakan”, una Ong che monitora da molti anni la situazione nello Stato abbandonato dall’oggi al domani da 700mila Rohingya, ultimi di varie ondate di esodi cominciati nel 2012, ripresi nel 2016 e conclusi in miseri campi profughi del Bangladesh tra agosto e ottobre dello scorso anno. 

Ai primi di settembre risale la prima e finora unica strage ammessa e documentata da immagini tremende prima e dopo l’esecuzione di 10 uomini sospettati di far parte del gruppo armato di “Salvataggio dei Rohinya” e a quanto pare semplici studenti, un imam, pescatori e contadini.

Ma contando su un network locale di contatti, la direttrice Chris Lewa è stata in grado di fornire al giornale inglese "Guardian" il video di una fossa comune della quale non si era ancora parlato, ripreso prima che le macchine ci passassero sopra per non lasciare tracce. Si vede la terra smossa e sacchi di tela cerata semisepolti in una radura della foresta con una gamba fuori in decomposizione.

"Due dei siti delle fosse che conoscevamo - ha detto Lewa al quotidiano – erano già apparsi sui media, ma altri sono stati occultati. Ciò significa che si stanno distruggendo le prove dei massacri”. 

Secondo l’attivista le operazioni con le ruspe documentate a Maung Nu, vicino alla città di Buthidaung, sono effettuate da compagnie del Myanmar centrale, e questo proverebbe che “sta accadendo sotto gli ordini del governo" della Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.

Raimondo Bultrini

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