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domenica 18 marzo 2018

Ayotzinapa 2014, la sparizione di 43 studenti. L'ONU accusa il Messico indagini condotte in modo scandaloso.

Pressenza
Il modo in cui vengono portate avanti le indagini penali in Messico va urgentemente riformato.

È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International alla luce del nuovo, schiacciante rapporto delle Nazioni Unite sulle indagini svolte dal governo messicano sulla sparizione forzata di 43 studenti, verificatasi nel 2014. Il rapporto rivela che persone sospettate di essere coinvolte nella vicenda sono state vittime di detenzione arbitraria e di tortura e che delle prove sono state alterate o nascoste.

“Le conclusioni delle Nazioni Unite confermano quanto gli attivisti e le organizzazioni per i diritti umani vanno denunciando da anni: il massiccio uso della tortura da parte delle autorità messicane e la manipolazione delle prove per coprire terribili violazioni e garantire impunità ai responsabili”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.

“Il modo scandaloso in cui sono state condotte le indagini su uno dei più atroci crimini della storia recente del Messico è un esempio di come le autorità si servano del potere giudiziario e non intendano affrontare sul serio le violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto Guevara-Rosas.

Il 26 settembre 2014 a Iguala, nello stato di Guerrero, la polizia attaccò un gruppo di studenti della scuola magistrale di Ayotzinapa: 43 studenti scomparvero e altri tre studenti e tre persone presenti sul posto vennero uccisi. Da allora, i 43 studenti non sono più stati visti.

Esperti internazionali hanno ripetutamente smentito la teoria avanzata dalla Procura generale del Messico, secondo la quale agenti della polizia locale avrebbero consegnato gli studenti a un gruppo di narcotrafficanti, che li avrebbe uccisi bruciandone i corpi in una discarica nei pressi di Cocula, per poi disfarsi delle ceneri nel fiume San Juan.

Il rapporto diffuso oggi dall’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani (Ohchr) denuncia che nel corso delle indagini della Procura generale sono state commesse molteplici violazioni dei diritti umani, tra cui 34 casi di detenzione arbitraria e tortura e la possibile esecuzione extragiudiziale di un sospetto, Emmanuel Alejandro Blas Patiño, torturato a morte da soldati della Marina militare il 27 ottobre 2014.

L’Ohchr sostiene inoltre che le autorità messicane hanno violato il diritto alla verità e alla giustizia, segnala irregolarità nelle indagini svolte al fiume San Juan e gli ostacoli a un’inchiesta interna alla Procura sulle detenzioni illegali.

Amnesty International sollecita il Messico a dare seguito alle 15 raccomandazioni contenute nel rapporto dell’Ohchr in modo tempestivo ed efficace, soprattutto per quanto riguarda l’istituzione di un sistema autenticamente indipendente e imparziale d’indagine penale e la fine delle violazioni dei diritti umani da parte di coloro che portano avanti le indagini.

A partire dalle conclusioni del rapporto, il governo messicano deve lanciare immediatamente un’inchiesta indipendente e a tutto tondo. Tutti i funzionari pubblici sospettati di aver preso parte ad atti di tortura o ad altre violazioni dei diritti umani dovrebbero essere sospesi dall’incarico in attesa dell’esito delle indagini”, ha concluso Guevara-Rosas.

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