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lunedì 4 settembre 2017

Stati Uniti. Trump contro i Dreamer: pronta la mannaia su 800mila giovani immigrati

Avvenire
Martedì l'annuncio sulla decisione di abrogare la legge voluta da Obama che consente di studiare senza essere espulsi. Ira del congresso e dei grandi dell'industria.

Donald Trump si prepara a infliggere un nuovo colpo all'eredità di Barack Obama, smantellando il programma per i Dreamer, i giovani immigrati illegalmente da bambini negli Stati Uniti. 

Un'iniziativa che ha scatenato l'ira del suo stesso partito in Congresso e di Corporate America: 350 amministratori delegati, dalla Silicon Valley a Wall Street, si appellano infatti a Trump affinché non tocchi il programma. Una decisione è attesa a breve: prima dallo Studio Ovale ha detto "nel fine settimana", poi ha rinviato tutto a martedì.
"Vogliamo bene ai Dreamer, vogliamo bene a tutti", ha aggiunto rispondendo a chi gli chiedeva se i giovani immigrati dovessero essere preoccupati. L'abolizione del programma però si tradurrebbe nell'espulsione di migliaia di ragazzi, circa 800.000, arrivati negli Usa da bambini con genitori immigrati illegali. Il Daca (Deferred Action for Childhood Arrival) introdotto dall'ex presidente Barack Obamaconsente ai giovani Dreamer di studiare e lavorare negli Stati Uniti senza l'incubo di essere rimpatriati. A Trump però la misura non è mai piaciuta, tanto da averla definita "un'amnistia" durante la campagna elettorale.

Ora Trump ha la possibilità di agire, ma non senza rischi. I repubblicani in Congresso lo hanno già criticato, difendendo il programma. "Ci sono ragazzi nel limbo. Sono ragazzi che non conoscono altro Paese se non gli Stati Uniti", ha affermato Paul Ryan, lo speaker della Camera, secondo il quale è il Congresso a dover agire sul tema dei Dreamer e non il presidente. Parole dure che lasciano intravedere un possibile nuovo fronte di scontro fra Trump e il suo partito, quando ancora non si è aperta la stagione calda in Congresso. Al rientro la settimana prossima dopo la pausa estiva, parlamentari e senatori si troveranno subito ad affrontare temi scottanti: un possibile shutdown del governo e l'aumento del tetto del debito, senza il quale gli Stati Unti farebbero default.

Critico nei confronti di Trump anche il senatore repubblicano Orrin Hatch, convinto che un'azione del presidente "complicherebbe ulteriormente il sistema dell'immigrazione, che ha bisogno di una soluzione legislativa permanente". A chiedere a Trump di preservare il programma targato Obama sono anche le grandi aziende americane. I loro amministratori delegati - da Mark Zuckerberg e Warren Buffett, da Tim Cook a Jeff Bezos - hanno scritto una lettera aperta al presidente: se i Dreamer venissero espulsi, "l'economia americana perderebbe 460,3 miliardi di dollari di Pil", è la loro tesi.

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