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martedì 18 luglio 2017

Ius soli - La legge va approvata ... ma fuori dalle pressioni politiche.

Huffingtonpost
Legge sulla cittadinanza. Va votata e approvata, per quello che è. E non per quello che non è. Gentiloni ha fatto bene a dare il tempo per togliere al voto sulla legge una valenza politica che avrebbe snaturato il voto stesso: non più sulla legge, ma per ottenere altro.


Che legge è, questa sulla cittadinanza dei bambini? Un passo avanti, saggio, moderato, sul terreno dei diritti e della sicurezza.

Perché lasciare nel limbo un milione di bambini e di ragazzi nati in Italia da almeno un genitore regolare da tempo, con il permesso di lungo soggiorno europeo, o bambini e ragazzi più italiani di tanti per avere frequentato con passione e successo le nostre scuole - tifosi delle nostre squadre, amici dei nostri figli – senza dubbio aumenta, e non diminuisce l'insicurezza. Perché favorisce la marginalità, magari nel tempo un piccolo antagonismo. E fa perdere il tempo più prezioso della vita per la costruzione della propria identità, incerti su chi essere, invece di essere come è, com'è nei fatti: un incredibile acceleratore di inserimento e passione per l'Italia.

Ridurre il gap tra realtà - bambini e ragazzi che italiani sono e si sentono, e che spesso non sanno niente del paese di origine dei genitori, non ne parlano la lingua originaria - e false rappresentazioni, spesso strumentali, è una grande barriera verso ogni devianza e rancore.

Per questo la legge va votata e approvata, ripeto, per quello che è.

Non riguarda i profughi, i migranti di oggi. La propaganda anti-immigrati e i cultori della paura e delle viscere attacca una legge che non c'è.

Nessun bambino diventa automaticamente italiano, o la legge può diventare il magnete per partorire in Italia un futuro italiano. Il permesso di lungo soggiorno europeo presuppone almeno cinque anni di residenza continuata e lavoro e buona prova di cittadinanza e inserimento. 

Chi parla di una Italia come "sala-parto di futuri terroristi" dice cose insensate, ma che fanno male: all'ethos nazionale e alla sicurezza del paese. A queste persone, Lega e sfascisti, non importa della sicurezza, né delle persone. Questi bambini, questi minori, già sono in Italia da anni: dieci, venti. Peraltro anche dopo il diciottesimo anno di età adesso ci vogliono tre o quattro anni per il riconoscimento della cittadinanza, anche secondo il diritto di sangue.

Quale sarebbe il guadagno di tenerli sempre fuori? Di farne dei diversi quando sono i compagni di gita dei nostri figli che non possono andare in gita con loro? Ai Cinque Stelle non interessano quelle persone. 

E' un'altra fake news: motivano l'astensione, che al Senato vale come voto contrario, invocando l'Europa, a cui non credono. Lo fanno proprio sulla cittadinanza - che è per quintessenza una questione nazionale - facendo un polverone. Per mischiare le carte, come se la nostra legge sulla cittadinanza dei bambini figli di immigrati, nati in Italia o che studiano in Italia, c'entrasse qualcosa con i profughi e i trafficanti umani. Alla fine, lo fanno per non votare una legge che alla Camera, con firma a Cinque Stelle Sorial, era anche più decisa di quella che è in questa fase all'approvazione definitiva al Senato. Tutto e il suo contrario. Con la tattica si guadagna a volte, ma alla fine perdono tutti. E, di certo, si fa soffrire, dando la colpa agli altri.

Un po' di chiarezza.

La cittadinanza per chi nasce in Italia non è all'americana o alla canadese (dove pure ha dato prova eccellente). È un diritto ancora derivato dal genitore regolare, e a questo subordinato. Ne parlo con cognizione di causa. Perché il primo disegno di legge, maturato con la Comunità di Sant'Egidio tra il 2003 e il 2004, contemplava lo "ius soli" secco, e non lo "ius soli temperato", come è adesso, nel testo finale.

Diventa un diritto del minore, conquistato sul campo, per chi è arrivato dopo la nascita, ma ha frequentato almeno cinque anni la scuola dell'obbligo o preso la licenza elementare, o se ha conseguito un diploma, un titolo professionale o la laurea, se arrivato dopo i 12 anni. 
È lo "ius culturae" , cioè la cultura italiana che crea gli italiani, come davvero è, come è stato nella storia d'Italia, in un paese frammentato e diviso, e pure senza una lingua comune. Era ed è il cuore anche del disegno di legge che porta la mia, di firma, e che, come il testo finale approvato alla Camera, già tiene conto delle esigenze di sicurezza e già risponde alle paure. Ma quelle vere, non quelle dei fantasmi.

Per questo penso che abbia fatto bene il presidente del consiglio Gentiloni a evitare oggi un braccio di ferro tutto politico, che avrebbe impedito, adesso, di votare questa legge, sostituendone il contenuto con la sopravvivenza o meno del governo, quando anche forze che non hanno simpatia per il governo hanno invece simpatia per questa legge, o altre che condividono le scelte del governo magari non hanno simpatie per la segreteria del Pd, nemmeno quella legittimata dall'ancora recente consenso congressuale.

La legge va votata e approvata, per quello che è. A settembre gli impegni presi da Area Popolare sulla legge sulla cittadinanza potranno essere mantenuti. Il ministro Costa potrà, come altri, essere fedele a questi impegni, liberi dalla politicizzazione di un voto di fiducia che poteva essere carico di altro. Chi occhieggia alla Lega e alle destre avrà fatto o dovrà fare le sue scelte. E il voto non sarà un Armageddon o con Renzi o contro Renzi, o per elezioni anticipate o contro, o la trappola per Gentiloni.

Ma sarà il difficile, indispensabile voto su una buona legge, sostenuta dalla maggioranza di governo e da qualche altra forza.

Una grande occasione di civiltà, una piccola grande legge. Da non perdere.

Mario Marazziti
Presidente Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati

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