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martedì 2 ottobre 2018

Mons. Zuppi critico sul decreto sicurezza: “Così si crea clandestinità e si torna indietro. Il nostro paese ha bisogno di immigrazione”

Faro di Roma
C’è chi rema contro la tetra corrente che spinge dal consiglio dei ministri. L’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi si schiera contro il decreto sicurezza ordito da Salvini, che attuerebbe una nuova frattura in grado di mettere ancor più a repentaglio l’integrazione dei migranti, già sufficientemente osteggiati in base al principio “siamo arrivati prima noi”.


Mons. Matteo Zuppi
Non a caso da Rovereto, in occasione dell’iniziativa in tributo al centenario dalla nascita di Nelson Mandela, stoico paladino di diritti umani fondamentali, mons. Zuppi ha dichiarato:“Far credere che si possano risolvere i problemi nascondendoli e creando sostanzialmente clandestinità, mettendo in discussione i sistemi di integrazione, significa tornare indietro”.

Secondo Zuppi i governi che si sono dati il cambio in Italia negli ultimi anni non hanno mai avuto quella visione, quella prospettiva d’ampio raggio e lungimirante, che contraddistinse gli sforzi e i sacrifici di Mandela per l’integrazione tra le varie componenti della società sudafricana: “Tutti i governi che si sono succeduti non hanno affrontato la tematica dell’immigrazione con una visione del futuro. Se questa manca, ci si chiude”, ha affermato mons. Zuppi. Nel nostro caso, rischiamo di chiuderci a doppia mandata, rintanandoci in una grotta facendo franare l’unica via d’entrata e di uscita, precludendoci l’unico accesso all’aria, alla luce e al futuro.
La posizione di Zuppi sembra speculare a quella sostenuta da Confindustria Emilia-Romagna che “ha sottolineato come il nostro Paese abbia bisogno dell’immigrazione e non l’ha fatto certo per “buonismo”, categoria che reputo fasulla. Gli industriali hanno parlato con realismo, ma è chiaro che chiedano un sistema, che non si trova, tuttavia, solo in un discorso di sicurezza, ma con una visione di futuro”.
Che le civiltà abbiano un ciclo di vita è risaputo. Quella occidentale sta vivendo ormai un lungo e lento declino, che però non significa necessariamente la fine delle etnie e culture che ne hanno fatto parte. Sin dai primi passi dell’umanità, i popoli si sono spostati, hanno migrato e si sono mischiati, assimilando uno la cultura dell’altro. Resistere, in un paese che con un tasso di nascite pari a 1.3 (0.7 punti sotto la soglia minima di crescita), equivale all’ anacronistico egoismo di un capitano che costringe i suoi passeggeri ad andare a fondo nonostante i salvataggi stiano arrivando, utile solo al riemergere di un capriccioso nazionalismo non solo nella nostra penisola, ma in tutto il mondo occidentale.
“Ci sono purtroppo molte difficoltà, per cui si tengono le persone per mesi in un limbo, in attesa di dar loro risposte, favorendo in questo modo anche i problemi di sicurezza: l’assenza di risposte può far diventare queste persone manodopera per la delinquenza”, ha proseguito Zuppi, sottolineando come chiudere la saracinesca a chi viene qui cercando una vita migliore non sia la soluzione ad alcuna questione ma, anzi, la causa di nuovi problemi.
Come riporta il Corriere della Sera, si è espresso a riguardo anche il sindaco di Bologna Virginio Merola: “Bologna è una città aperta al mondo, in controtendenza e controcorrente rispetto al governo che si chiude e si allea con gli stati europei che sono per un ritorno al nazionalismo. Bologna in questi anni ha lavorato per restare saldamente in Ue e nel mondo”.

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