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venerdì 12 maggio 2017

Il Texas mette al bando le città santuario che accolgono i migranti

Lifegate
Lo stato americano ha votato una legge che mette al bando le città santuario che accolgono migranti irregolari e rifugiati. Lacrime in Aula.


Il governatore del Texas Greg Abbott ha firmato nella giornata di domenica 7 maggio una legge con la quale vengono messe al bando le città santuario sul territorio dello stato americano. Si tratta di quei comuni che si rifiutano di collaborare con le autorità federali e hanno scelto di accogliere i migranti anche se privi di permesso di soggiorno e i rifugiati. La norma texana impone a chi deciderà di opporsi alla legge il pagamento di una multa pari a 25.500 dollari al giorno; sanzioni personali sono previste inoltre a carico degli sceriffi e dei dirigenti delle forze dell’ordine che non adotteranno le disposizioni contro i migranti.

Il governatore repubblicano: “Togliamo dalle strade i criminali”
“In quanto governatore del Texas – ha dichiarato Abbott– la mia priorità principale è la sicurezza pubblica. Questa legge persegue tale obiettivo, togliendo dalle nostre strade pericolosi criminali. È impensabile convivere con persone accusate di fatti odiosi come aggressioni sessuali a danno di minori, rapine o violenze domestiche”.

Secondo l’American Civil Liberties Union del Texas, la norma – che prevede anche la possibilità per la polizia di chiedere a chiunque informazioni circa il proprio status (e per questo è stata battezzata “show me your papers”, “mostrami i documenti”) – rappresenta “‘un’istigazione al razzismo”: “Questo non è il paese che conosco – ha dichiarato Terri Burke, direttore dell’associazione -. Si tratta di una norma sbagliata che ignora i nostri valori, mette in pericolo le nostre comunità e lede la nostra immagine”.

Le lacrime del deputato di origini cinesi



Nel corso della discussione sulla legge anti-migranti, alla Camera dei rappresentanti del Texas ha preso la parola un deputato americano di origini cinesi, Gene Wu: “Questa norma – ha dichiarato in Aula, la voce tremolante, senza riuscire a trattenere le lacrime – rappresenta qualcosa di doloroso. Perché io stesso sono un immigrato. E miei genitori lo sono. Rappresento un distretto dove ci sono moltissimi migranti. Alcuni sono qui come rifugiati. Alcuni sono qui come cittadini. Alcuni sono qui senza documenti. Ma fanno tutti parte del mio popolo”. Mentre parlava, alcuni deputati si sono alzati e si sono posti al suo fianco, in segno di sostegno. Ciò nonostante – e nonostante un dibattito durato sedici ore – la legge è stata approvata.

Donald Trump aveva dichiarato guerra alle città santuario

D’altra parte, era stato lo stesso presidente Donald Trump a lanciare l’offensiva contro le “città santuario” nei giorni scorsi. “Chi non collabora perderà i fondi federali”, aveva tuonato il miliardario, puntando il dito contro le comunità che, riconoscendo la residenza anche ai migranti irregolari, ne evitano di fatto il rimpatrio e concedono loro al contempo l’accesso ai servizi sanitari e alla scuola per i minori. Proprio la minaccia di tagliare i fondi potrebbe convincere alcune delle città santuario a rinunciare: il rischio è che alle amministrazioni locali “ribelli” possano essere negati ben 4 miliardi di dollari, complessivamente, nel 2017.

Andrea Barolini

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