Pagine

giovedì 11 maggio 2017

Congo, nuova ondata di violenze: l'emergenza umanitaria si aggrava

La Repubblica
In migliaia in fuga verso l’Uganda a causa di scontri nella provincia di Kasai. Almeno trenta le vittime dell’ultimo scontro interetnico nella provincia di Kasai, nel centro del Paese, teatro di innumerevoli atrocità.

Una nuova emergenza umanitaria sta mettendo a dura prova la Repubblica democratica del Congo e i paesi confinanti, in particolare l’Uganda dove si rifugia la maggior parte delle persone in fuga da un’ondata di violenze tribali.


Nuovo fronte di crisi nella provincia di Kasai. Almeno trenta le vittime dell’ultimo scontro interetnico che si è verificato mercoledì 3 maggio nella provincia di Kasai, nel centro del Paese, teatro di innumerevoli atrocità dallo scorso settembre. Secondo la Monusco, la missione Onu dispiegata sul terreno, le schermaglie tra le fazioni contrapposte sono iniziate il 19 aprile nella località di Mungamba, a 30 chilometri da Tshikapa, capitale della regione, a causa della rivalità tra le comunità Lulua-Luba e Chokwe-Pende.

Ad oggi, oltre un milione gli sfollati da agosto. Per far fronte all'emergenza umanitaria, che minaccia la sicurezza e la salute di oltre 730 mila persone, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite nella Rdc, Mamadou Diallo, ha chiesto un immediato intervento della comunità internazionale affermando che “è necessario lo stanziamento di almeno 75 milioni di dollari per rispondere alle necessità urgenti della popolazione, in gran parte donne e bambini che non hanno accesso all'acqua e ai servizi igienici di base”. ?Al momento, le circa 40 organizzazioni non governative che si trovano sul terreno agiscono con fondi propri, ma le risorse stanno terminando. Secondo fonti dell'Onu, il conflitto che oppone i seguaci del leader locale Kamina Nsuapu, ucciso lo scorso agosto, e le forze di sicurezza congolesi ha causato lo sfollamento di oltre un milione di persone.

In Uganda il maggior numero di sfollati. Tre i paesi interessati dal flusso degli sfollati in fuga dalla Repubblica democratica del Congo, Angola, Tanzania e Uganda. Quest’ultimo ha già accolto 150 mila congolesi. Chi arriva in Uganda da esule può sperare in una nuova vera vita: un pezzo di terra da coltivare e dove costruire la propria casa grazie agli attrezzi forniti dal programma di accoglienza. Lo stato africano non ha campi per i rifugiati ma colonie, circondate da terra che viene resa disponibile per coloro che entrano nei suoi confini. I profughi possono muoversi liberamente, lavorare ed essere proprietari della loro azienda. Ma quanto ancora può reggere il sistema ugandese alle richieste di asilo sempre più numerose? Oltre che dal fronte congolese arrivano disperati in fuga dal Sud Sudan, circa 400mila nell’ultimo anno, e da Burundi, Rwanda e Somalia per un totale di altri 300 mila rifugiati.

La situazione rischia di aggravarsi. Le violenze, in esponenziale crescita per gli osservatori Onu, rischiano di aggravare ulteriormente la situazione nella Repubblica democratica del Congo. Nessuno è più al sicuro, neanche gli stessi operatori delle Nazioni Unite, come denunciato dalle autorità locali la scorsa settimana che hanno diffuso un video che mostra l'omicidio di due esperti UN nella provincia centrale del Kasai. ?Il filmato, di circa due minuti, mostra un uomo e una donna bianchi, l’americano Michael Sharp e una cilena naturalizzata svedese, Zaida Catalan, prima circondati da sette persone che parlano Tshiluba, la principale lingua del Kasai, armate di machete, bastoni e di un fucile, e poi brutalmente uccisi e decapitati. Un portavoce del governo congolese ha accusato di questo crimine i ribelli Kamwina Nsapu, accusati dall'Onu anche di reclutare bambini soldato e di crimini contro l’umanità.

I civili le principali vittime dei ribelli. Ma resta la popolazione civile il principale obiettivo dei miliziani attivi nella regione. Pur di razziare i villaggi non esitano a massacrare chiunque incontrino sulla loro strada. Compresi anziani, donne e bambini. Particolarmente colpite le comunità nell’est del paese dove sono state registrate moltissime uccisioni, saccheggi, rapimenti e stupri, La violenza contro le donne e ragazze anche giovanissime rimane un fenomeno dilagante, sia nelle zone colpite dal conflitto che nelle aree urbane e rurali. Come il reclutamento di minori impiegati come combattenti, personale di scorta o schiavi sessuali?Tutto questo sotto lo sguardo pressoché inerme della missione Onu dispiegata nel Paese.


Di Antonella Napoli

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.