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lunedì 27 febbraio 2017

Dov’è la legge contro la tortura? di Roberto Saviano

L'Espresso
Renzi si era impegnato a introdurre il reato nel codice italiano. Ma tutto è fermo per i ricatti dei partiti di destra

Ci sono messaggi che vanno lanciati nel mare, come messaggi nelle bottiglie. Li scrivi, li arrotoli e aspetti, soprattutto speri. Speri che qualcuno li trovi, li raccolga. Non solo, speri che qualcuno si appassioni, senta la necessità di fare sua una tua battaglia, capendo che c’è qualcosa da guadagnare e tanto ancora da perdere.

Ci sono volte in cui è necessario litigare con il potere, in cui è necessario stanarlo sapendo che il potere ha dalla sua tutto, che ha dalla sua molto. Intanto ha il consenso, quello di chi l’ha legittimato, votandolo e quello di chi lo voterà. Sapendo che litigare con il potere non porta mai vantaggi perché il potere è strutturalmente fatto per avere consenso. Non esiste politica senza compromesso, possiamo accettarlo se si dà al compromesso un’accezione che non sia necessariamente quella di mortificazione di idee e prassi virtuose. Ma ormai dobbiamo fare i conti con una tristissima realtà: non esiste compromesso che non serva ad ampliare la base elettorale. I voti, il numero di voti, ora e subito, qui e adesso. Solo questo conta. E più conta questo, più il voto diventa effimero, ce lo hai adesso per perderlo domani.

Ci sono polemiche che è necessario fare perché la politica si assuma responsabilità, perché ammetta di aver fallito, sbagliato, ignorato. Ed è necessario farle perché, anche se sembrano riferite ai massimi sistemi, in realtà racchiudono precise indicazioni sul futuro.

Matteo Renzi , nell’aprile del 2015, quando la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condannò l’Italia per non avere ancora introdotto il reato di tortura, quando da Strasburgo definirono ciò che nel 2001 era accaduto alla Diaz e a Bolzaneto tortura, promise che il suo governo avrebbe introdotto il reato di tortura, si prese un impegno importante, che avrebbe reso giustizia a chi di tortura era morto, ma anche alle forze dell’ordine che in Italia vedono macchiata e compromessa la loro rispettabilità e la passione per un lavoro duro e logorante, fatto spesso senza adeguata retribuzione, in condizioni difficili, senza mezzi, senza benzina, senza divise invernali. Introdurre il reato di tortura in Italia non è una concessione, ma una necessità ed è criminale non averlo ancora fatto perché sono soprattutto le forze dell’ordine ad aborrire i giustizieri solitari, quelli che ignorano leggi e tribunali, che processano, giudicano e nel caso condannano. Che ignorano l’esistenza di un sistema carcerario (anch’esso in condizioni assai critiche) che però non avrebbe la funzione di punire ma di recuperare e reinserire chi ha sbagliato nella società.

Badate che non sto descrivendo un mondo ideale, non sto sognando a occhi aperti, ma sto dicendo che tutto ciò che si discosta da quanto ho appena descritto è illegale. L’iter della legge che punisce il reato di tortura e il fallimento del governo Renzi, hanno molto a che fare con il dibattito di questi giorni. Hanno molto a che fare con un partito che si crede storicamente progressista, ma che è ostaggio di forze politiche (urlanti, ma assai deboli, rappresentative di poco o nulla) oscurantiste, retrograde e irresponsabili.

La storia di questo reato negato, di un reato che fa vittime, ma che non esiste, è la storia delle alleanze improponibili. E quindi, se è vero che politica è compromesso, che è trovare la quadra, è anche vero che non può sempre essere compromesso al ribasso e ai danni di chi chiede diritti e di chi non ne ha.

E allora ci riproviamo a chiedere responsabilità, non più a Renzi, ma a chi ha maggiori competenze e forse anche volontà di ascoltare. Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto e Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva hanno scritto una lettera importantissima al Ministro della Giustizia Andrea Orlando. Gli hanno chiesto di adottare la legge sul reato di tortura, nell’interesse di tutti. Gli hanno raccontato come è stata trattata in Senato, gli hanno suggerito come evitare che la legge, nuovamente modificata, ritorni alla Camera per nuova discussione. Ne va del rapporto degli italiani con la politica, ne va del senso di giustizia che ormai da cittadini non riusciamo più a scorgere. Bisogna mettere fine a questa stagione politica marchiata a fuoco dai ricatti degli Alfano, dei Gasparri, dei Salvini. E l’introduzione del reato di tortura nel Codice penale italiano ci sembra un buon modo per iniziare.

Roberto Saviano

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