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lunedì 26 dicembre 2016

Libia. Le condizioni tragiche di detenzione dei migranti e profughi detenuti in meno di mezzo metro quadrato a testa

La Repubblica
Le persone vivono in condizioni antigeniche e inumane e in strutture malsane. Situazione drammatica dei rifugiati e dei migranti detenuti in un paese dilaniato dalla guerra civile e in balia di bande di delinquenti, formate da forze militari, milizie, reti di contrabbando, gang criminali e individui privati.



Lo staff di Medici Senza Frontiere (Msf) che fornisce assistenza in 7 centri per migranti a Tripoli e dintorni, attraverso le ormai celebri cliniche mobili, segnala le condizioni infernali di vita delle persone trattenute nelle carceri libiche in una detenzione tanto arbitraria, quanto indefinita, di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Libia. 

Un Paese ancora diviso da un conflitto interno, dove i combattimenti imperversano in diverse zone. La mancanza di sicurezza, il collasso economico e l'inesistenza di un sistema di legalità trasformano la vita quotidiana di molti libici in una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Come non bastasse, la Libia è ormai sia un luogo di destinazione che un approdo di transito per centinaia di migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti che scappano da conflitti, estrema povertà, o persecuzioni.

Esposti a violenze e sfruttamenti. Una volta in Libia, rifugiati e richiedenti asilo non possono ricevere protezione poiché manca un sistema di asilo funzionante, l'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati (Unhcr) svolge un ruolo limitato e la Libia non è firmataria della Convenzione sullo status dei rifugiati. I migranti sono esposti ad altissimi livelli di violenza e sfruttamento per mano di forze militari, milizie, reti di contrabbando, gang criminali e individui privati.
Quelli intercettati in mare dalla guardia costiera libica, o trattenuti in Libia sono inviati in centri di detenzione per migranti. Qui le persone affrontano una detenzione arbitraria per periodi prolungati in condizioni antigeniche e inumane. Non c'è alcun modo di contestare la legittimità della detenzione, che espone le persone a maltrattamenti, le priva di contatto col mondo esterno e della possibilità di accedere a cure mediche.

Accesso alle cure nelle carceri. Da luglio, Msf ha condotto 5.579 consultazioni mediche, con una media di 500 visite ogni settimana. 32 donne incinte hanno ricevuto assistenza prenatale e sono stati visitati 41 bambini con meno di 5 anni di età. Molti di loro sono nati nelle strutture di detenzione: il bambino più piccolo visitato aveva solo 5 ore di vita. 
Nell'eventualità di un'emergenza medica all'interno di una struttura detentiva, Msf tenta di organizzare il trasferimento in ospedale. Finora, 113 casi medici urgenti o con complicazioni sono stati trasferiti in una struttura sanitaria, incluse 7 persone con gravi disordini psichiatrici. Ogni trasferimento è complicato e richiede molto tempo, poiché diversi ospedali di Tripoli non accettano africani sub-sahariani.

Le patologie prevalenti. Msf sta trattando infezioni respiratorie, diarrea grave, malattie della pelle, e infezioni urinarie. Questi malesseri sono per lo più legati alle condizioni presenti all'interno dei centri detentivi che sono sovraffollati e privi di luce e areazione naturali. In alcune strutture, la quantità di spazio per ogni persona è molto limitata (poco meno di 0.41 m² per persona).

Manche anche il cibo. Nei centri detentivi c'è carenza di cibo che rende le persone più suscettibili di ammalarsi. Un numero significativo di detenuti ha sofferto di una drammatica perdita di peso, ha un aspetto estremamente emaciato e mostra segni di insufficienza nutrizionale. A volte una razione di cibo è divisa tra 5 o più detenuti, o il cibo è servito in scodelle comuni così i più deboli o invalidi non mangiano nulla. Nella prima metà di novembre, MSF ha visitato 41 persone affette da malnutrizione moderata ma anche acuta. Questo dato, che rappresenta il circa 3% di tutti i detenuti nelle strutture visitate da Msf, è molto preoccupante considerato che il Paese non è affetto né da siccità né da disastri naturali.

Il disastro dei servizi igienici. I detenuti non hanno un adeguato accesso all'acqua potabile, quindi soffrono di mal di testa, costipazione e disidratazione. L'accesso alle latrine o alle docce è gravemente limitato e i servizi igieni sono inadeguati, causando molte infezioni della pelle e infestazioni di pidocchi, acari della scabbia e pulci. Msf si è occupata della distribuzione di kit per l'igiene, di taniche di acqua, secchi e materiale per la pulizia in diversi centri di detenzione. MSF inoltre, oltre a sollecitare le autorità competenti a fornire cibo in modo adeguato, in alcuni casi specifici, dove le riserve di cibo erano finite e la situazione era diventata critica, ha fornito generi alimentari.

Difficile assistere chi ha perduto la dignità. Un'équipe di pronto soccorso psicologico supporta i detenuti coinvolti in incidenti traumatici in mare. Il supporto è stato fornito a 29 sopravvissuti del naufragio avvenuto il 27 ottobre dove almeno 100 persone sono annegate. L'équipe cerca anche di migliorare l'accesso ai servizi di salute mentale e sostegno psicologico non solo per i migranti ma anche per i libici dell'area di Tripoli. È una scelta difficile per MSF quella di lavorare in un ambiente dove le persone sono tenute in condizioni che ledono la dignità umana, con nessuna prospettiva di migliorare la loro situazione e con nessuna idea del perché o per quanto ancora rimarranno rinchiusi.

Il lavoro quotidiano di Msf. Ciononostante l'aspettativa è che con la presenza e l'assistenza medica, Msf possa assicurare un miglioramento immediato delle condizioni di vita dei detenuti. Ogni giorno le équipe di Msf si fanno promotrici di un trattamento umano per le persone trattenute nei centri, sottolineando l'importanza di ricevere cibo e acqua adeguati, e di accedere a latrine e docce funzionanti. Lo staff di Medici Senza Frontiere preme affinché le autorità rilascino le donne incinte, le donne con neonati, bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni di età, e persone disabili o con gravi condizioni di salute.

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