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sabato 3 settembre 2016

USA - Pennsylvania - Scampa all’eutanasia 17 volte, grazie a sua moglie

Zenit
La battaglia di Megan per salvare la vita a suo marito Jay Hendry è iniziata in una fredda giornata del gennaio 2014. Trafelata, si era presentata nel reparto di terapia intensiva di un ospedale della Pennsylvania, negli Stati Uniti. Qui era stato ricoverato d’urgenza suo marito dopo aver subito gravi lesioni celebrali a seguito di un incidente d’auto mentre portava uno dei loro tre figli a scuola.


La donna aveva dovuto ascoltare la voce cupa di un medico che aveva in cura il paziente, che la invitava a dare il consenso per praticare l’eutanasia. Un modo – questa l’argomentazione del camice bianco – per porre fine alle atroci sofferenze di Jay.

I medici dell’ospedale convenivano tutti che l’uomo sarebbe rimasto in “stato vegetativo persistente”. Eppure sua moglie Megan, che è infermiera, sapeva che si stavano sbagliando. A suggerirle questa convinzione, più che le competenze professionali, l’amore per suo marito e per la vita. Di qui la scelta di opporsi a ogni proposta di staccare la spina.

Proposta che le è stata avanzata per ben 17 volte nel corso del coma di suo marito. Ogni volta, Megan ha dovuto affrontare momenti di estrema difficoltà emotiva, finanche l’accusa di essere “egoista” e indifferente a “ciò che sarebbe stato meglio” per suo marito.

“Non potevo rinunciare alla speranza perché la sensazione che tutto si sarebbe risolto non mi ha mai lasciata. Dio era sempre con noi”, commenta oggi la donna al portale statunitense LifeNews.

La tenacia di Megan le è costata in termini di denaro. È riuscita, dopo una lunga ricerca, a trovare un centro di riabilitazione disposto a prendere in cura suo marito. Gradualmente, Jay ha mostrato segni di miglioramento ed è potuto tornare a casa.
Tuttavia la richiesta di sua moglie di ricevere un’assistenza domiciliare gratuita le è stata negata dallo Stato, a causa di un reddito troppo alto. Così Megan ha dovuto abbandonare anche il suo lavoro per occuparsi completamente della riabilitazione del marito.

I soldi spesi sono una minuzia di fronte alla gioia di poterlo finalmente riabbracciare, di vederlo muovere gli arti, interagire e giocare con i loro figli malgrado le difficoltà dovute alle conseguenze del brutto incidente.

Di recente – riferisce LifeNews – Jay ha avuto una crisi respiratoria prolungata, e attualmente è in ospedale. La moglie appare però fiduciosa, convinta che presto andrà in riabilitazione prima di poter tornare a casa.

Qualcuno – racconta Megan a proposito di quest’ultimo ricovero – mette in dubbio la “qualità della vita” di suo marito Jay. Lei ha affidato a Facebook la sua risposta a queste obiezioni. Ha scritto che “Jay è ancora qui. Lui è diverso. Ha disabilità. Ma lui è qui. Non è solo un corpo con una tracheostomia e un tubo di alimentazione. Egli prova dei sentimenti. Egli prova dolore. Ha desideri e obiettivi. Egli è per lo più felice, a volte è frustrato e confuso, ma non lo siamo tutti?”.

E ancora: “Noi siamo qui, siamo umili e abbiamo amore. Vorrei che non fosse così difficile, ma è quello che è e vivremo questi momenti come meglio possiamo con quello che ci è dato da Dio”.

Nick Curran, fratello di Megan, ha detto a LifeNews riguardo a sua moglie e alla sua famiglia: “Penso che testimoniano ciò che significa essere a favore della vita dal concepimento alla morte naturale”.

Attivo anche un sito per raccogliere fondi a favore di questa famiglia: https://www.gofundme.com/jayrecovery

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