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lunedì 1 agosto 2016

Indonesia, pena di morte: 14 esecuzioni, la società si mobilita.

L'Avvenire
La società indonesiana si mobilita contro le nuove esecuzioni di massa annunciate dal governo per il fine settimana e portate a termine. 


Fino all’ultimo gli attivisti hanno cercato di fermare la macchina della morte. E i cattolici sono stati in prima linea nella campagna in difesa dei diritti umani. La Comunità di Sant’Egidio aveva lanciato un nuovo, forte appello per una moratoria della pena capitale, durante l’Anno Santo della Misericordia, con una lettera inviata al presidente Joko Widodo. 

Lo stesso aveva fatto in precedenza la Conferenza episcopale indonesiana, mentre l’arcivescovo di Giacarta, monsignor Ignatius Suharayo aveva chiesto ai fedeli di pregare per i condannati.

Le esortazioni, però, sono cadute nel vuoto. Stavolta, anche se non sono stati forniti dati ufficiali, nelle mani del boia è finito un numero imprecisato di prigionieri, accusati di traffico di droga, fucilati nel carcere sull’isola di Nusa Kambangan. Nei giorni scorsi, il procuratore aveva annunciato 14 esecuzioni. All’ultimo, però, è stato escluso il condannato pachistano, Zulfikar Ali. La lotta degli attivisti, in ogni caso, continua. 

Sant’Egidio ha costituito - insieme a diverse componenti della società civile fra cui consistenti gruppi di musulmani – l’Alleanza per il rifiuto della pena di morte, il cui acronimo, Hati, in indonesiano significa “cuore”. L’obiettivo del patto tra realtà differenti è svolgere un’azione coordinata e, dunque, più efficace, per mettere fine alle esecuzioni capitali.

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