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sabato 23 luglio 2016

Guerre dimenticate - Ucraina: sparizioni e torture da entrambi i lati del conflitto

Corriere della Sera
"Vadim", 39 anni, è stato arrestato e torturato prima da una parte, poi dall'altra. Nell'aprile 2015, uomini armati lo hanno fermato a un posto di blocco delle forze ucraine, lo hanno incappucciato e lo hanno interrogato sulle sue presunte relazioni coi separatisti. Ha trascorso sei settimane in prigionia, per la maggior parte del tempo in una struttura a quanto pare diretta da personale dei servizi di sicurezza ucraina (Sbu). Lo hanno torturato con la corrente elettrica, spegnendogli sigarette sul corpo e picchiandolo perché confessasse di lavorare per conto dei separatisti.
Dopo essere stato rilasciato, "Vadim" è tornato a Donetsk ed è stato immediatamente arrestato dalle autorità locali, che lo sospettavano di essere stato reclutato dall'Sbu durante la prigionia. Ha trascorso oltre due mesi senza avere contatti col mondo esterno in un centro di detenzione non ufficiale al centro di Donetsk, dove è stato sottoposto a pestaggi e maltrattamenti.


La sua storia sintetizza efficacemente i contenuti di un rapporto congiunto di Amnesty International e Human Rights Watch diffuso questa mattina. Le due organizzazioni per i diritti umani accusano sia le autorità di governo ucraine che i gruppi separatisti appoggiati dalla Russia nell'Ucraina orientale di rapire civili e a volte torturarli durante lunghi periodi di detenzione arbitraria e talvolta in luoghi segreti.
Il rapporto è basato su interviste a 40 vittime, ai loro familiari, testimoni, avvocati e ulteriori fonti. Le due organizzazioni per i diritti umani hanno documentato nove casi di detenzione arbitraria e prolungata di civili da parte delle forze ucraine in siti informali, in alcuni casi equiparabili a sparizioni forzate, e altrettanti casi analoghi che chiamano in causa i gruppi separatisti. La maggior parte dei casi descritti nel rapporto si è verificata nel 2015 e nella prima metà del 2016.
Le autorità ucraine e i gruppi paramilitari pro-Kiev arrestano civili sospettati di far parte dei gruppi separatisti o di esserne simpatizzanti. I separatisti, a loro volta, arrestano persone sospettate di parteggiare per il governo o di fare le spie. In alcuni casi, la detenzione costituisce sparizione forzata in quanto le autorità rifiutano di riconoscerla o di fornire informazioni ai familiari del detenuti. La maggior parte di questi ultimi, in tali circostanze, subisce maltrattamenti e torture e molte delle persone ferite durante la detenzione non ricevono cure mediche.
In tre dei casi di sparizione forzata verificatesi nei territori controllati dal governo, le persone detenute hanno riferito di essere state arrestate dall'Sbu e trattenute in località sconosciute per periodi varianti da sei settimane a 15 mesi. Una è stata rilasciata nell'ambito di uno scambio di prigionieri, le altre due sono tornate in libertà senza mai essere state processate.
Amnesty International e Human Rights Watch hanno verificato che detenzioni illegali e non riconosciute hanno avuto luogo in strutture dell'Sbu a Kharkiv, Kramatorsk, Izyum e Mariupol. Nel giugno 2016 anche un rapporto delle Nazioni Unite ha descritto la sede dell'Sbu di Kharkiv come un possibile centro non ufficiale di detenzione.
Secondo numerose fonti, compresi ex detenuti, con cui sono entrate in contatto Amnesty International e Human Rights Watch, fino a 16 civili potrebbero trovarsi tuttora nel centro segreto di detenzione dell'Sbu di Kharkiv. L'Sbu ha negato ogni coinvolgimento in centri di detenzione diversi da quello provvisorio ufficiale di Kiev e ha dichiarato di non avere informazioni sulle violazioni documentate dalle due organizzazioni per i diritti umani.
Nelle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk le forze di sicurezza locali agiscono senza controllo, arrestano arbitrariamente civili e a volte li torturano. Abitanti delle due città hanno descritto i rispettivi ministeri per la sicurezza come le più potenti e temute organizzazioni delle repubbliche autoproclamate. 

L'assenza di qualsiasi parvenza di stato di diritto nelle aree controllate dai separatisti priva i detenuti dei loro diritti e praticamente di ogni forma di aiuto. In quasi tutti i 18 casi oggetto del rapporto, il rilascio è avvenuto a seguito di accordi per lo scambio di prigionieri (nella foto, ex prigionieri rilasciati dopo uno di questi accordi). Questo fatto fa sorgere forti sospetti che entrambe le parti in conflitto arrestino civili per avere "moneta di scambio". In questo caso, si tratterebbe di cattura di ostaggi, ossia di un crimine di guerra.
Amnesty International e Human Rights Watch chiedono al governo ucraino e alle autorità delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk di porre immediatamente fine alle sparizioni forzate e alle detenzioni arbitrarie e non riconosciute e di adottare una politica di tolleranza-zero nei confronti della tortura. Tutte le parti in conflitto devono assicurare che le forze che agiscono ai loro comandi siano consapevoli delle conseguenze derivanti, secondo il diritto internazionale, dal sottoporre ad abusi i detenuti.

di Riccardo Noury

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