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mercoledì 6 aprile 2016

Francia: per i detenuti con problemi psicosociali isolamento e cure inadeguate

La Repubblica
La reclusione diventa un inferno, denuncia un rapporto di Human Rights Watch. Suicidi e atti di autolesionismo sono in costante aumento soprattutto tra i reclusi con disabilità psichiche. Nelle carceri francesi la mancanza di personale specializzato e il sovraffollamento inaspriscono il periodo detentivo dei più deboli.


"Preferirei mille volte restare in cella che in una stanza d'isolamento in ospedale, con braccia e piedi legati come fossi un animale". Sarah è una dei migliaia di carcerati con disabilità psicosociali reclusi nelle carceri francese. La sua storia che, assieme ad altre 50 è stata raccolta dalla Ong americana Human Rights Watch (Hrw) testimonia l'inadeguatezza del sistema carcerario d'oltralpe, incapace per mezzi e preparazione del personale addetto a gestire la permanenza dei reclusi con disagi psichici. Un'inefficienza che vìola i trattati internazionali e che getta i prigionieri in un circolo vizioso fatto di ricoveri, isolamento e autolesionismo.

Il doppio della pena. Per le persone con disabilità psico sociali la pena da scontare si raddoppia non in senso temporale, ma per l'inefficienza del sistema carcerario. I fattori che contribuiscono a questo sono diversi. Il primo riguarda la mancanza di personale specializzato in salute mentale. La mancanza di figure di riferimento, nominate spesso solo per prescrivere farmaci ai detenuti, si va a sommare al sovraffollamento cronico delle case circondariali. Il tutto a fronte di un numero sempre più ridotto di personale penitenziario. La situazione delle case circondariali francesi, documentata nel rapporto di Hrw intitolato "Doppia pena" proprio per sottolineare la sofferenza dei detenuti con disabilità psicosociali, vìola alcuni dei trattati internazionali ratificati dall'Eliseo. Tra questi anche la Convenzione europea dei diritti dell'uomo che garantisce ai detenuti "condizioni compatibili con il rispetto della loro dignità umana" e che non soffrano oltre "l'inevitabile livello di sofferenza inerente alla detenzione".
Il sovraffollamento.
Adeline Hazan è l'ispettrice responsabile di tutte le case circondariali francesi. Ascoltata dai ricercatoti di Hrw, Hazan ha ribadito la sua preoccupazione per la superficialità del sistema giuridico. "Spesso - ha detto Hazan - i giudici pensano che l'imputato con problemi psichici sarà trattato meglio in carcere che fuori. Questo ragionamento è estremamente pericoloso Sono colpita dal numero di reclusi che hanno disturbi mentali. Ci sono un sacco di persone in carcere che non dovrebbero essere lì". Il sovraffollamento spesso si traduce in un maggior carico di responsabilità per ogni ufficiale penitenziario. Di conseguenza, il personale avrà poco tempo da dedicare alle necessità dei singoli andando a discapito dei più svantaggiati.
Ricoveri forzati e autolesionismo. Spesso, quando la salute psichica dei detenuti deteriora, una delle soluzioni possibili è il ricovero forzato in ospedali psichiatrici cui spesso si alterna la permanenza in celle di isolamento. Un trattamento che si ripercuote sulla stabilità psico emotiva dei reclusi. Dopo i ricoveri forzati o le celle d'isolamento, una volta tornato in carcere, il detenuto privo di un sostegno o di cure adeguate, peggiora tanto da dover ricorrere nuovamente alle cure ospedaliere. Così si innesca un circolo vizioso a scapito della salute del paziente. Il risultato è nei numeri. Secondo il rapporto della ong americana, i tassi di suicidio nelle carceri francesi sono sette volte superiori a quello dei liberi cittadini. E sempre stando alle statistiche i reclusi con disagi psicosociali hanno registrano percentuali ancora più elevate. Alto anche il numero di coloro che commettono atti di autolesionismo.
Peggio per le donne. Se per i detenuti con disagi psicosociali la situazione è debilitante, peggio è la condizione delle donne recluse. Per evitare che entrino in contatto con i detenuti di sesso maschile, la libertà di movimeno delle donne è ancor più ridotta. E un grande gap di genere determina una discriminazione anche nell'accesso alle cure sanitarie. Su 26 centri specializzati nella cura di disturbi psichici presenti nelle carceri francesi, solo uno ha posti letto riservati alle donne.
Le malattie dietro le sbarre. A mancare è anche uno studio che riporti dati e statistiche sulla salute mentale nelle carceri francesi. L'ultimo infatti risale al 2004. Secondo alcuni studi, si è riscontrato che tra i detenuti l'incidenza di psicosi, tra queste vanno annoverate anche depressione e disturbo bipolare, è pari al 25%, numeri che se paragonati alla media dei cittadini liberi (0,9%) delineano la gravità del fenomeno e l'inadeguatezza del sistema. "Dostoevskij ha scritto che si può giudicare il livello di civiltà di un popolo dalle sue prigioni - ha detto Izza Leghtas, ricercatrice Hrw per l'Europa Occidentale - La Francia ha i mezzi per fornire condizioni dignitose ai reclusi e può e deve fare molto meglio quando si tratta del modo in cui tratta i detenuti con disabilità psico-sociali".
di Chiara Nardinocchi

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