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sabato 5 marzo 2016

Grecia: “Alla frontiera macedone il fallimento dell'Europa e la violazione dei diritti umani”

La Repubblica
L’allarme delle Ong sull’emergenza rifugiati. Il tentativo di sfondare il confine con la Macedonia da parte di migranti e richiedenti asilo è solo l’ultima delle immagini che documentano il fallimento dell’Unione Europea nella gestione dei flussi migratori


Roma – La terra promessa verso cui migliaia di persone fuggono per sopravvivere a guerra e persecuzioni può diventare una trappola. E’ questo quanto successo a migranti e richiedenti asilo sospesi per settimane a pochi metri dalla frontiera macedone. La Grecia, terra di passaggio, nel frattempo è rimasta sola, abbandonata a quel caos che in molti chiamano sistema d’accoglienza. Una dimostrazione di quanto sia vicino il fallimento dei principi fondanti dell’Unione Eurpea la stanno dando gli stati dei Balcani fino all’Austria che in un sistema a domino hanno chiuso le loro frontiere per evitare il passaggio di migliaia di disperati.

L’Europa finisce a Idomeni. La mattina del 29 febbraio, la polizia macedone ha sparato gas lacrimogeni e granate assordanti per contrastare il tentativo di migranti e richiedenti asilo di sfondare una parte del cordone che delimita la frontiera con la Macedonia. Secondo quanto riportato da Medici senza Frontiere, 22 persone sono rimaste ferite negli scontri, di queste 18 hanno problemi respiratori causati dai gas lacrimogeni, mentre 4 hanno riportato ferite dopo esser stati colpiti con proiettili di gomma e bastoni. Feriti inoltre anche dieci bambini, alcuni sotto i cinque anni. “Intrappolare i richiedenti asilo in Grecia – afferma Eva Cossé, responsabile Human Rights Watch per la Grecia - è una soluzione inconcepibile e miope che sta causando solo sofferenza e la violenza. Ancora una volta si dimostra il totale fallimento dell'UE nel dare una risposta collettiva e compassionevole ai flussi dei rifugiati”.


Dalla polveriera al carcere d’Europa. Sebbene quello del 29 febbraio sia stato l’esempio più eclatante, non è la prima volta che migranti e richiedenti asilo hanno a che fare con la repressione violenta delle autorità. Una conseguenza delle scelte politiche di Slovenia, Austria, Macedonia, Serbia e Croazia. In un domino dai risvolti xenofobi nel novembre 2015, Macedonia, Serbia e Croazia hanno limitato l’ingresso nel loro territorio solo ai richiedenti provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan. Quest’ultimi poi sono stati esclusi daIla lista delle nazionalità con permesso di passaggio il 19 febbraio 2016. Nel frattempo l’Austria ha varato un tetto di ingressi di migranti (3200) e di richieste d’asilo (80). La decisione austriaca ha aperto la strada a simili provvedimenti anche in Slovenia, Croazia, Serbia e Macedonia dove ogni giorni l’igresso è concesso a soli 500 richiedenti asilo. I governi dunque permettono il passaggio a un’esigua minoranza di siriani e iracheni, mentre gli altri, soprattutto afgani, restano intrappolati in Grecia.

L’emergenza greca. A Idomeni, una piccola cittadina greca al confine con la Macedonia sono bloccate circa 7000 persone a fronte di una capacità d’accoglienza di 2500. Da Idomeni a Polycastro, campo di raccolta dove sono collocati coloro che vengono respinti al confine, la situazione peggiora di ora in ora. Manca tutto, dai beni di prima necessità, al riparo per la notte. Mancanze che lasciano ampio raggio d’azione ai trafficanti di esseri umani e truffatori che derubano i richiedenti asilo promettendo loro un passaggio sicuro attraverso la frontiera macedone.

L’Europa fuorilegge. Ma la sofferenza ammassata alla frontiera greca è figlia della consapevole violazione del diritto internazionale. Selezionare le domande per le richieste d’asilo in base alla nazionalità è un atto che vìola la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e le norme sul diritto d’asilo contenute nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. L’indifferenza verso i trattati internazionali vale anche per le invettive che arrivano direttamente da Bruxelles. Forte infatti è stata la critica da parte di tutti gli organi dell’Unione contro le politiche di Austria e Balcani nei confronti dei rifugiati. Ma anche questo non è servito a far crollare le barriere e permettere a migliaia di disperati di inseguire il loro sogno di libertà.

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