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sabato 13 febbraio 2016

Arabia Saudita, denuncia di Amnesty: «60 esecuzioni nel 2016 e processi sommari»

Corriere Sociale
Roma - L’omicidio, lo stupro, il furto a mano armata, il traffico di stupefacenti e l’apostasia sono reati che valgono la pena capitale. E’ quello che prevede il codice penale saudita, basandosi su un’ interpretazione molto stringente della sharia. Con la decapitazione di un cittadino iracheno condannato a morte per omicidio, è salito a 60 il numero delle esecuzioni effettuate nel 2016 in Arabia Saudita, contro le 153 relative all’intero anno precedente.

Re Salman
«Processi non trasparenti»
La maggior parte delle esecuzioni, che devono essere approvate in ultima istanza dal monarca saudita, Re Salman, riguarda i reati di omicidio, ma pure il traffico di stupefacenti: un’ attività illecita in forte aumento a causa della povertà di gran parte della popolazione. Secondo la denuncia della ong Amnesty International, inoltre, lo svolgimento dei processi (che avviene frequentemente a porte chiuse), non è affatto trasparente e molte condanne si basano esclusivamente sulle “confessioni” degli accusati. Come si giunga ad ottenere, quasi sempre delle confessioni, apre un altro capitolo.

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