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lunedì 18 gennaio 2016

Roma - Giubileo dei migranti - "Noi musulmani preghiamo assieme ai fratelli cristiani"

La Stampa
Gli immigrati e i casi di intolleranza: non possiamo vivere nella paura. Oltre 30 le nazionalità presenti ieri e molte anche le religioni: più di duemila sono stati i partecipanti di fede musulmana alla preghiera. 

Le prime ad arrivare sono le musulmane con il velo. Chiedono di non essere fotografate e si avviano con mariti e parenti. Non verso una moschea ma verso la Basilica di san Pietro, tempio della cristianità e ieri del dialogo tra cristiani e musulmani. Si celebra il Giubileo dei migranti, sono arrivati in 7mila in piazza San Pietro. Oltre 30 le nazionalità presenti, e molte anche le religioni: più di duemila sono di fede musulmana.

Le donne con il velo risalgono la piazza, scompaiono all'interno del porticato, attraversano la Porta Santa e entrano in Basilica. Dopo di loro arrivano gli altri: i lavavetri che ogni giorno al semaforo provano ad impietosire gli automobilisti, gli ambulanti abusivi che in estate affollano le spiagge del litorale romano, gli operai dei cantieri che nessuno ha mai regolarizzato e pure le donne che non hanno trovato altro che offrirsi in strada per guadagnare qualcosa. Ognuno di loro è una storia a sé, unita soltanto dalla fede nel Corano e dalla difficoltà di vivere. "Siamo venuti qui per pregare", spiega Ahmad, originario del Togo, arrivato quattro mesi fa in Italia dopo aver superato deserti, prigioni e mari. "Sono musulmano, è vero, ma oggi reciterò le preghiere dei cristiani insieme con i cristiani perché siamo la stessa famiglia".

E pregano davvero tutti, cattolici, musulmani e anche atei, quando a mezzogiorno papa Francesco appare alla finestra per l'Angelus. Il pontefice osserva la piazza sotto di lui. Oltre i colori, le bandiere e gli striscioni il suo sguardo vede soprattutto il dolore di chi ha attraversato angherie, furti, prigionie, stupri per arrivare fino in Italia e scoprire che le sofferenze ancora non sono terminate. "Ognuno di voi porta in sé una storia, una cultura, dei valori preziosi. Spesso, purtroppo, anche esperienze di miseria, di oppressione, di paura".

La folla applaude. I musulmani sorridono con amarezza. "Non vogliamo vivere in un'Europa dominata dalla caccia all'arabo o al musulmano", avverte Foad Aodi, presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia. Qui l'atmosfera è molto diversa da quella descritta ieri dall'inviato della Stampa Niccolò Zancan nel suo viaggio nell'Italia xenofoba, ma la paura si sente: "L'Islam non c'entra nulla con la violenza e chiediamo che non si torni indietro ai tempi in cui esistevano i pregiudizi nei confronti di chi apparteneva ad una religione. Nessuna religione c'entra con la violenza. Siamo tutti musulmani, siamo tutti cristiani, siamo tutti ebrei, siamo tutti laici. E siamo tutti a favore di un mondo migliore".

Nel mondo migliore immaginato in questa domenica di Giubileo tutti recitano insieme il Gloria al Padre in latino, e ripetono come possono. "Basta differenze tra cristiani e musulmani - chiede Suleyman, originario del Ghana, arrivato un anno e mezzo fa in Italia - Basta odio, violenze, discriminazioni. Dobbiamo vivere insieme. Per me anche i cristiani dovrebbero poter andare alla Mecca come noi siamo venuti qui in mezzo ai pellegrini del Giubileo. E dovrebbero poter praticare in pace la loro religione. Siamo tutti uguali. Preghiamo solo un dio".

Nel frattempo in piazza San Pietro si è passati a recitare l'Ave Maria. Si muovono le bocche di tutti, compresi quelli che nemmeno conoscono a memoria tutte le parole di questa preghiera. "Prega per noi peccatori" dicono tutti insieme. "Ma i peccatori sono quelli che non ci danno il permesso di soggiorno", sostiene Nusreddin, originario del Mali, da tre anni in Italia senza aver ancora ottenuto un documento. "Vivo a Ladispoli. Ma non sempre. Dormo dove capita. E lavoro quando posso. Ora che la minaccia degli integralisti si sta facendo più seria, per noi musulmani inserirci nella vostra società diventa sempre più difficile".

L'Angelus sta per terminare, a termine ci sarà una messa. Chi vuole può raggiungere gli altri migranti che già sono entrati in Basilica. Il pontefice invita tutti a andare per riempirsi "il cuore di pace". "Ma sono gli altri ad essere in guerra - spiega Rashid, migrante della Sierra Leone - ma è un'assurdità. Siamo tutti uguali, come si può decidere di uccidere delle persone solo perché credono in un altro Dio? E come si può tollerare che noi veniamo trattati in Europa in modo diverso? Solo perché crediamo in un altro Dio?".

di Flavia Amabile

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