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giovedì 14 gennaio 2016

America Latina, la regione più pericolosa per i difensori dei diritti umani. Morti più di 70 esponenti nel 2015

Agenzia Fides
Bogotà – L'America Latina è la regione più pericolosa per gli attivisti che difendono i diritti umani: decine di persone sono morte qui difendendo il diritto alla terra, l'ambiente e la comunità indigena e omosessuale, secondo un rapporto della Front Line Defenders, presentato in questi giorni.
Secondo una nota inviata a Fides, nei primi 11 mesi del 2015, 156 difensori dei diritti umani in tutto il mondo sono stati uccisi o sono morti durante la detenzione, quasi il 15% in più rispetto all'anno precedente. 

Più della metà dei decessi si è verificato in America Latina, e solo in Colombia sono stati registrati 54 omicidi, secondo il rapporto.
"Difendere i diritti umani in America Latina ha continuato ad essere estremamente pericoloso e ha persistito anche la criminalizzazione dei movimenti per i diritti umani e la protesta pacifica. Il problema più preoccupante rimane la violenza estrema" si legge nel documento.
In America Latina, i soggetti più a rischio sono stati gli attivisti che difendono i diritti per la terra dinanzi ai grandi progetti minerari o alla deforestazione, spesso nelle zone appartenenti a gruppi indigeni, soprattutto in alcune parti del Centro America, Colombia, Messico, Perù ed Ecuador.
Per quanto riguarda il Brasile, il rapporto segnala che gli attivisti per i diritti umani e i leader indigeni delle comunità Ka'apor e Guarani-Kaiowá sono stati vittime delle aziende che operano illegalmente nella foresta amazzonica e degli agricoltori locali, che rivendicano diritti sui terreni riconosciuti come territori indigeni ancestrali.

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