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giovedì 17 dicembre 2015

Amnesty: la Turchia tortura i rifugiati siriani. Accuse anche all’Unione europea: è complice di gravi violazioni dei diritti umani

La Stampa
«L’Unione europea rischia di rendersi complice di gravi violazioni dei diritti umani ai danni di rifugiati e richiedenti asilo in Turchia». La denuncia arriva da Amnesty International che parla di rifugiati e richiedenti asilo - soprattutto siriani e iracheni - arrestati dalle autorità turche e in alcuni casi costretti a tornare in zone di guerra. 

Siriani in fuga dalla guerra cercano di passare il confine con la Turchia
Nel rapporto intitolato «Il piantone dell’Unione europea» Amnesty spiega che da settembre, quando decollava la trattativa con l’Ue per rafforzare i controlli alle frontiere e ridurre il flusso di migranti verso il Vecchio continente (trattativa che porterà 3 miliardi di euro nelle casse dello Stato turco), Ankara ha fermato centinaia di rifugiati e richiedenti asilo. Alcuni di loro hanno riferito di essere rimasti incatenati per giorni in centri di detenzione distanti anche più di mille chilometri dal luogo dei fermi, picchiati e poi rispediti nei Paesi di origine.

«Affidando alla Turchia il ruolo di piantone dell’Europa nella crisi dei rifugiati - ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty - Bruxelles rischia di ignorare e incoraggiare gravi violazioni dei diritti umani. La cooperazione con Ankara in tema d’immigrazione deve cessare fino a quando questi fatti non saranno oggetto di indagine e si concluderanno».

Tutti i rifugiati e i richiedenti asilo che hanno parlato con Amnesty hanno riferito di essere stati fermati nelle province di confine occidentali e trasferiti in centri situati in quelle orientali e meridionali, in particolare in un campo nella provincia di Osmaniye e nel centro di detenzione di Erzurum, dove sono rimasti anche per due mesi, senza contatti con il mondo esterno. Amnesty ha documentato tre casi di violenza fisica e ha raccolto numerose denunce di maltrattamenti. I rifugiati hanno raccontato che l’unico modo per uscire dai centri di detenzione era quello di accettare di tornare nel Paese di provenienza.

L’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani chiede ora a Europa e Turchia di sospendere l’accordo fino alla creazione di meccanismi efficaci e indipendenti di monitoraggio dell’attuazione del «Piano d’azione». Un nuovo summit ristretto tra Ue e Turchia è previsto giovedì 17 dicembre sotto la «guida» della cancelliera tedesca Angela Merkel. Al momento la Turchia ospita 2,2 milioni di rifugiati siriani e circa 230 mila richiedenti asilo di altre nazionalità, per lo più iracheni.

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