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sabato 28 novembre 2015

Tragedia senza fine - Naufragi di migranti in Turchia, morti 6 bimbi

La Stampa
Due fratellini siriani di uno e quattro anni annegano al largo di Bodrum. Altri 4 corpi ripescati dopo l’affondamento di un barcone ad Ayvacik
Nuova tragedia delle migrazioni nelle acque tra Turchia e Grecia. Sei bambini sono annegati la scorsa notte in due naufragi di gommoni stracarichi di persone, rovesciatisi a causa delle difficili condizioni meteorologiche.

Bodrum, 23 novembre 2015: il corpo di
una bimba di 4 anni ripescato in mare
Il primo episodio poco dopo la mezzanotte: la Guardia costiera turca riceve una richiesta di soccorso per un gommone diretto all’isola greca di Lesbo con a bordo 55 persone, di nazionalità siriana e afghana. L’intervento ne trae in salvo 51, ma i 4 corpi di bimbi afghani verranno trovati poco dopo senza vita al largo di Ayvacik, nella provincia nordoccidentale di Canakale. Qualche ora più tardi, un altro gommone si rovescia circa 400 km più a sud, sempre nel mar Egeo. I corpi di due fratellini siriani di 1 e 4 anni, Diven Halil Hussein e Beren Halil Hussein, vengono trovati al largo di Bodrum, nella provincia di Mugla, dopo il naufragio del loro gommone diretto a Kos. Altre 15 persone sono tratte in salvo, mentre almeno 3 risultano disperse.

Due incidenti in poche ore provocati anche dalle piogge intense e dal forte vento da sud-ovest che hanno investito la zona. Il bilancio di una nottata drammatica nelle acque di fronte alla costa egea della Turchia parla di altri 357 migranti salvati. Tra loro anche una bimba di 4 anni, ritrovata da sola. Subito portata in ospedale, è adesso in buone condizioni.

Il flusso di disperati verso le coste greche non accenna a diminuire neppure con l’arrivo del freddo. Tra 48 ore il premier turco Ahmet Davutoglu sarà a Bruxelles per il summit straordinario con l’Ue sull’immigrazione, da cui si attende una nuova strategia coordinata per ridurre le partenze e gli incidenti in mare. «L’Ue è stata impreparata ad affrontare i flussi dei rifugiati, l’Italia lo ha detto: è un problema europeo», ha spiegato oggi l’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa della Ue, Federica Mogherini. «C’è voluta l’ondata di rifugiati sulla rotta balcanica per renderci conto che c’è bisogno di una risposta europea. Il regolamento di Dublino praticamente non è più vigente, è giunto il momento che anche i governi si rendano conto che è necessario prendere una decisione seria sui flussi migratori e dei rifugiati. L’Europa non si può permettere che le persone muoiano sul nostro territorio per lentezza», ha avvisato Mogherini.

Secondo gli ultimi dati forniti da Ankara, rispetto all’anno scorso i salvataggi sull’Egeo sono aumentati di oltre il 500%, passando da 14.961 in 574 interventi a 79.489 in 2.133 operazioni. Ma i morti su questa rotta sono quasi 600 e la Turchia resta sotto accusa per un filtro alle frontiere giudicato insufficiente da molti governi europei. 


«In Turchia non c’è controllo sui migranti, sui profughi, o sui terroristi. E da alcune informazioni nasce il sospetto fondato che ci sia anche una cooperazione con i trafficanti - è l’accusa del presidente greco Prokopis Pavlopoulos, in visita oggi a Roma -. La Turchia deve rispettare i suoi obblighi, se vuole proseguire il suo percorso europeo».

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