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venerdì 6 novembre 2015

Cina: morto in prigione Zhang Liumao, era un noto attivista per i diritti umani

AGI
Roma - Un attivista cinese per i diritti umani e' morto in prigione ieri e alla famiglia e' stato negato il permesso di vedere il corpo. E' successo nel campo di detenzione numero 3 di Guangzhou, nella provincia di Guangdong.

Zhang Liumao - scrive l'agenzia Asianews - era stato incarcerato per "aver causato alterchi e problemi" di ordine pubblico. Lo staff della prigione non ha dato alcuna spiegazione ai familiari sulle circostanze della morte, che rimangono sospette. 

Zhang Weichu, sorella di Liumao, racconta: "La polizia non ci ha volute dire come e' morto ne' dove. Tutto quello che hanno detto e' che era morto, di andare li' e di discutere la cosa con la documentazione d'ufficio". 

Il corpo di Liumao e' ancora al crematorio e la famiglia ha negato il permesso alla cremazione in attesa di informazioni piu' accurate. Zhang Liumao e' stato incarcerato il 15 agosto con un raid compiuto a casa sua, ma il suo processo non e' mai cominciato. 

Secondo la sorella, l'arresto sarebbe legato alla pubblicazione di una rivista letteraria non ufficiale a Guangzhou, in cui comparivano contenuti non graditi a Pechino.

Secondo l'attivista per i diritti umani Qu Bo, "la legge non e' chiara per capire se il solo esprimere la propria opinione possa costituire un 'causare alterchi e problemi', e questo credo che favorisca l'abuso di potere". Wu Bin, attivista per la liberta' di parola, ha accompagnato la sorella di Liumao al carcere, ma gli e' stato impedito di entrare perche' non e' un parente del defunto. "La famiglia ha chiesto di avere indietro i suoi effetti personali - dice Wu - ma [i poliziotti] hanno detto che e' contro le regole e che gli oggetti saranno tenuti in magazzino". L'attivista si era recato al centro di detenzione qualche settimana fa per fare visita all'amico in cella, ma gli era stato negato l'ingresso: "La polizia ha giurato che non ci sono stati ne' pestaggi ne' maltrattamenti all'interno della prigione. E ora e' successo questo".

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