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domenica 25 ottobre 2015

Saharawi, i campi profughi cancellati dall'alluvione ale porte del deserto algerino

La Repubblica
Gli aiuti dalla Cooperazione italiana nei campi profughi di Tindouf. Una crisi complicata e difficilissima da risolvere con un muro lungo 2.700 chilometri che attraversa il deserto, emblema della mancanza di volontà del governo marocchino di riprendere i colloqui sulle rivendicazioni ultra quarantennali del popolo saharawi
ROMA - Guardando la distesa di fango che si estende per centinaia e centinaia di metri si fa fatica a credere che, solo poche ore prima, lì ci fosse un insediamento abitato. L'alluvione alle porte del deserto algerino che si è abbattuta nell'ultima settimana sui campi profughi Saharawi di Tindouf, ha letteralmente sciolto le case di mattoni di sabbia e abbattuto le tende, causando gravissimi danni, provocando ferite a decine di persone e coinvolgendo oltre 25mila sfollati.

Centinaia di famiglie senza riparo. Il bilancio della bomba d'acqua che il 20 ottobre ha investito le tendopoli del Sahara occidentale è drammatico. Centinaia di famiglie sono improvvisamente rimaste senza riparo. Scuole, asili, centri sanitari sono stati distrutti o seriamente danneggiati. Una situazione che ha generato un grave allarme anche in Italia, dove decine di nuclei familiari ospitano bambini saharawi nei mesi estivi. Ai danni materiali, si è aggiunta la perdita di ingenti quantità di cibo e di equipaggiamentI, aggravando una condizione già difficile.

Le risposte all'emergenza. Per fronteggiare questa emergenza, in accordo con la Rappresentanza del Fronte Polisario in Italia, le associazioni che si occupano da anni della causa hanno lanciato una raccolta di fondi e rivolto un appello ai Comuni, alle Regioni e all'intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo saharawi, presieduto dal senatore Stefano Vaccari, che ha inviato una lettera ai colleghi per invitarli ad aderire ad una sottoscrizione. Il senatore si è inoltre attivato per chiedere al ministero degli Esteri italiano, attraverso l'ambasciata ad Algeri, un intervento urgente ed immediato per aiutare la popolazione colpita.

Il ruolo della Cooperazione Italiana. Le case con i muri fatti di mattoni di fango secco, impregnate di acqua, continuano a crollare anche dopo giorni. La gente si riversa nelle strade, allontanandosi da quanto resta delle loro abitazioni e monta vecchie tende fuori dagli accampamenti, dove tutti sono intenti a scavare fossati per fare defluire l'acqua dalle strutture rimaste miracolosamente in piedi. Per contribuire a ricostruire l'insediamento la Cooperazione italiana ha approvato la concessione di 200.000 euro in favore dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. In particolare, grazie all'Italia, sarà possibile assicurare la fornitura di beni di prima necessità ai rifugiati Saharawi e si potrà far fronte agli ingenti danni materiali causati dalle violente piogge nei cinque campi di accoglienza di Tindouf.

Sono 165 mila i profughi. Le alluvioni di questi giorni aggravano una situazione già drammatica che ormai da decenni costringe migliaia di persone ad un'esistenza al limite della sopravvivenza. La crisi del Sahara Occidentale resta una delle più complicate e difficili da risolvere per la comunità internazionale. E il muro di 2700 chilometri che attraversa il deserto dell'Algeria e del Marocco, emblema della mancanza di volontà del governo marocchino di riprendere i colloqui sulle rivendicazioni ultra quarantennali del popolo saharawi, è lì a testimoniarlo ogni giorno. Sono oltre 165mila, secondo le stime di UNHCR, i rifugiati che vivono nei campi allestiti dalla Repubblica araba democratica saharawi nel deserto algerino. Accampamenti fatti di tende e piccole costruzioni di sabbia che all'arrivo della stagione delle piogge, come avvenuto anche quest'anno, si sgretolano come castelli sul bagnasciuga.

La dignità di un popolo. Il popolo saharawi sopravvive con dignità, da oltre 40 anni, a condizioni di vita precarie. Gli aiuti umanitari permettono alla popolazione di sopperire alle carenze del luogo ostile che li ospita. L'organizzazione della vita quotidiana, dalle attività scolastiche, all'assistenza sanitaria, sono per lo più affidati alle donne. Dalle ministre che compongono il governo della Rasd, alle insegnanti, dalle operatrici sanitarie alle tante volontarie che operano nei campi. Loro, come i compagni e figli, nonostante le grandi difficoltà non smetteranno mai di combattere per far prevalere i loro diritti. Il popolo Saharawi considera come propria terra il Sahara Occidentale e non l'abbandoneranno mai. Qualsiasi costo questo implichi.

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