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lunedì 3 agosto 2015

Palestinesi di Siria, profughi senza alcun diritto

Lettera 43
Niente cittadinanza di Damasco. Né passaporto. E l'Occidente chiude le porte. Storia di un popolo che non può essere aiutato. E fugge da Siria, Libano e Yemen.
Palestinesi nel campo di Yarmuk
da Beirut
Dall’inizio della guerra civile in Siria decine di migliaia di palestinesi hanno abbandonato il Paese.
La loro posizione negli Stati dove arrivano è drammatica e giuridicamente complessa.

Non sono siriani: Damasco non ha mai concesso la cittadinanza ai palestinesi per usare il loro diritto al ritorno come arma politica nei confronti di Israele.
Per questo non possono essere riconosciuti come profughi.
Visto turistico. In Libano, per esempio, all’inizio della crisi erano obbligati a entrare con un visto turistico per 15 giorni al costo di 10 dollari.
Non possono nemmeno essere aiutati e accolti dall'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), ma devono contare solo sulle scarse risorse a disposizione dell’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa).
Niente passaporto. Infine, non hanno la possibilità di lasciare legalmente il Paese che li ha accolti perché non hanno un passaporto, ma al massimo un documento di viaggio rilasciato dalle autorità siriane.
Un popolo senza patria da quattro generazioni

Anche la tragedia dei palestinesi di Siria è fatta del dramma di tanti individui.
George è un sociologo siriano palestinese, ma oggi è solo un rifugiato bloccato con la famiglia nello Yemen in guerra, dove lavorava per una Organizzazione non governativa italiana.

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