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sabato 29 agosto 2015

I polpastrelli maledetti di Walid - Profugo Siriano che vuole raggiungere la famiglia in Norvegia

Famiglia Cristiana
Siriano, 27 anni, di Aleppo. Insieme al fratello Ibrahim ha provato nel 2013 la “via legale”: richiesta di visto alla Norvegia, dove Walid ha alcuni cugini. Mai avuta risposta. Nel giugno 2014 il fratello muore sotto tortura. E Walid mantiene la promessa fatta alla madre davanti al certificato di morte del fratello: raggiungere in qualsiasi modo la Norvegia. E così che inizia il secondo atto del suo calvario, perché diventa “dubitante”.

Walid guarda i polpastrelli. «Insieme alla guerra che ha ucciso mio fratello», dice, «sono la causa dei miei problemi». Walid, siriano di 27 anni, parla nel centro di accoglienza che la Comunità di Sant’Egidio ha allestito al Memoriale della Shoah di Milano, nel luogo in cui durante la Seconda guerra mondiale partivano i treni carichi di ebrei verso i lager.
Qui Walid si fermerà ancora per poche notti, a breve ripartirà verso il Nord Europa. Nonostante i polpastrelli schedati. Riproverà a sfidare il Regolamento di Dublino, l’accordo europeo che permette ai profughi di chiedere asilo politico solamente nel primo Paese in cui vengono fotosegnalati con le impronte digitali.

Quando ha deciso di scappare dalla Siria, Walid ha scelto di puntare sulla Norvegia perché lì vivevano da anni i cugini di sua madre, sapeva che avrebbero potuto aiutarlo. «Difficile arrivarci direttamente dalla Siria…», dice. O meglio, Walid ci ha provato: nell’estate del 2013, all’ambasciata norvegese in Turchia, lui e il fratello Ibrahim hanno presentato la domanda di visto per andare legalmente in Europa, ma non hanno mai ottenuto risposta.

Se mai arrivasse, Ibrahim non potrà leggerla: «Nel giugno del 2014, in un mese di particolari scontri nella nostra città di Aleppo, mio fratello è sparito. Quando abbiamo saputo che era stato arrestato dai governativi, mia mamma è andata a chiedere informazioni: all’inizio non le hanno detto nulla, poi le hanno consegnato il certificato di morte, avvenuta a causa di torture».

La sera stessa, la madre ha fatto promettere a Walid che avrebbe raggiunto i parenti in Norvegia. Del resto, per la guerra aveva già interrotto gli studi universitari di architettura.


Stefano Pasta

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