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martedì 30 giugno 2015

Mario Marazziti - Migrazioni, il contesto insaguinato nel quale si muovono 60 milioni di persone

La Repubblica
Il deputato primo firmatario della proposta di legge per una disciplina organica del diritto di asilo analizza lo scenario nel quale si generano i flussi migratori. I molteplici obiettivi della campagna d'estate del jihadismo


Caro direttore,
guerre diverse sono in corso. La campagna d'estate del jihadismo vuole raggiungere più obiettivi contemporaneamente. Con l'attacco alla moschea in Kuwait (dopo quella in Arabia Saudita) cerca di incrementare la guerra globale sunniti-sciiti, accusati di essere "politeisti" eretici. Tenta di acuire lo scontro globale tra Iran e paesi del Golfo. Prova anche a colpire gli Stati sunniti, che resistono al progetto jihadista, come la Tunisia, accusata di collaborazionismo con l'Occidente.

La posta in gioco è la supremazia sull'Islam. Vuole uccidere gli occidentali, attaccando il cuore anonimo della Francia, per creare paura e insicurezza globale. Ad abundantiam continuano le azioni in Somalia e in Nigeria tanto da non fare titolo di giornale. Il Califfato ha da tempo lanciato la guerra per la supremazia nel mondo islamico. L'attacco agli occidentali fa parte di questo. Il sogno del Califfo è che l'Europa cada nella trappola: Europa contro Islam, come ha ripetuto Andrea Orlando a Palermo.

Questo il quadro nel quale avvengono le migrazioni. Le migrazioni mondiali avvengono in questa cornice. 60 milioni di profughi nel mondo. Molte le cause, ma la catastrofe umanitaria che sconvolge Siria, Irak, Medio Oriente e Nord Africa, è direttamente connessa a tali trasformazioni epocali, al tentativo di cambiare confini, convivenze secolari, equilibri. Il terrorismo mondiale jihadista si sta facendo stato con il Califfato. Prima non aveva queste caratteristiche, fornita dalla frantumazione provocata da sequenze di errori e decisioni contraddittorie di Irak, Libia, Yemen e Siria. Un misto di indifferenza ed escalation militare hanno prodotto il Califfato che non esisteva solo tre anni fa.

I messaggi contraddittori dell'Occidente. Elemento unificante: guerre che hanno indebolito il fronte sunnita non jihadista e controversia sull'influenza sciita nell'area. Con l'Occidente che trasmette messaggi contradditori su alleanze e strategie, disattento al - vecchio - fenomeno dei "foreign fighters", giovani nati in casa e catturati dalla propaganda terrorista. Ma anche un Europa egoista e ripiegata, che lascia il Mediterraneo trasformarsi in un cimitero (25.023 morti accertati dal 1990 ma sono molti di più...) e fa crescere dentro di sé aggressivi populismi nostrani, sorta di apprendisti stregoni.

La proposta di legge. Ho presentato la proposta di legge per una disciplina organica del diritto di asilo. Contiene, all'art.25, la possibilità di avanzare la domanda di asilo prima di toccare il suolo europeo: un permesso di 15 giorni, dopo vaglio, rappresenterebbe la possibilità di viaggi legali e sicuri. E' la chiave per ridurre i morti nel Mediterraneo, al cui incremento l'Europa non può restare ferma, pena il fatto di diventare una cosa diversa. Diversa dal Trattato sul funzionamento dell'Unione, fondato sul Trattato di Lisbona che, all'art.67, parla dell'Europa come "spazio di libertà, sicurezza e giustizia nel rispetto dei diritti fondamentali" e, all'art. 78, dice che l'UE deve sviluppare "una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta ad offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un Paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento".

Un sogno? Una necessità. Ma occorre interrompere una narrazione che confonde. Alzare la vigilanza è sacrosanto. Ma presidiare i confini nel Nord Africa è parola vuota, come quelle di chi dice: 'rimandiamoli a casa loro'. I rimpatri della UE sono cosa diversa dai respingimenti. E' ancora timido l'accordo per i 40.000 da ricollocare anche se è un piccolo successo italiano, impossibile solo pochi mesi fa. Non è ancora la soluzione, se la si paragona al milione e mezzo di profughi in Libano, un abitante su tre. Conviene all'Europa accogliere con intelligenza e in maniera adeguata. O si rischia di lasciare quel mondo alla sofferenza e poi a Daesh.

Il "regalo" da non fare al Califfato. Il Califfato vuole che dichiariamo anche noi guerra contro i migranti e l'Islam. Sarebbe fargli un regalo. L'Europa deve fare presto, facendo le cose giuste sulla questione migrazioni. Non sono una emergenza ma un dato strutturale. L'Italia può indicare la strada, anche a leggi vigenti, trovando alleati come la Germania, la Svezia, molto più vicine di quanto si dice, come si è visto l'altra notte di negoziato.

Intercettare i flussi prima che arrivino in Libia. Si può intensificare le operazioni di search and rescue e creare viaggi legali e sicuri. A partire dai luoghi di transito, intercettando i flussi prima della Libia, in Niger o Sudan con la possibilità di raccogliere in loco le domande di asilo. Desk umanitari, come quello in via di attivazione in Marocco per iniziativa della Comunità di Sant'Egidio e delle Chiese evangeliche, con relocation europea (o anche extra-europea) mediante sponsorship private, individuali, familiari, di Chiese e associazioni, con permessi umanitari che non intaccano le restrizioni di Dublino. In aggiunta i visti umanitari come previsto dall'art. 25 del regolamento europeo. Ogni Paese può concederli autonomamente. Una eccezione per i profughi siriani può essere esemplare.

E rivedere il trattato di Dublino. Poi ridiscutere la Convenzione di Dublino, che funzionava quando i richiedenti asilo arrivavano al 90 per cento in maniera legale, mentre oggi la proporzione è ribaltata. Infine una grande politica di cooperazione allo sviluppo per creare minime condizioni di vivibilità in Africa. All'escalation del terrore la risposta dell'arroccamento è miope: una nuova politica è più che necessaria. E' urgente.

Mario Marazziti primo firmatario della proposta di legge organica

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