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sabato 20 giugno 2015

Migranti, i numeri impressionanti e le proposte della Comunità di S. Egidio. Nei viaggi della speranza 25mila i morti

JobNews.it
“Oltre 25mila morti nei viaggi della speranza verso l’Europa dal 1990 ad oggi. Sono dati impressionanti”. 


Lo ha detto il il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, nel corso di una conferenza stampa sul tema dell’accoglienza dei migranti organizzata alla Basilica di Santa Maria in Trastevere. Si tratta di un “calcolo approssimativo per difetto”, ha precisato Impagliazzo, ma che già dà l’idea della “drammaticità” del fenomeno, perché “dietro ai tanti che ce la fanno ad arrivare – e che comunque vivono momenti difficili per un’accoglienza difettosa – ci sono tutti quelli che hanno perso la vita”. 

Proprio in ricordo di queste vittime, la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, una veglia di preghiera intitolata “morire di speranza. È un po’ un ossimoro – ha spiegato Impagliazzo – che ricorda il motivo per il quale tante persone lasciano la propria casa e perdono la vita in mare”, ovvero perché “sperano in futuro un migliore nel nostro Paese, nel nostro continente o in altri”. 

A questo momento di preghiera partecipano “tanti nuovi europei che appartengono a religioni diverse, ma che hanno bisogno anche loro di pregare e ricordare i loro cari che hanno perso”. Tra loro anche alcuni profughi della tendopoli allestita alla stazione Tiburtina. Si tratta di “una preghiera piena di speranza, seppur velata di tristezza – ha concluso Impagliazzo – organizzata in coincidenza con la Giornata Mondiale del Rifugiato” che si celebrerà il prossimo 20 giugno.

A parità di sbarchi avvenuti meno vittime con Mare Nostrum (381) che con il nuovo Triton (1799)
A parità di sbarchi avvenuti, “in sei mesi di Mare Nostrum sono morte 381 persone, mentre in sei mesi di Triton le vittime sono state 1799. Il paragone fa piuttosto impressione”. Il periodo dell’anno preso in esame per fare il raffronto è lo stesso: 1 dicembre-1 giugno. Gli anni sono 2013-2014 per Mare Nostrum e 2014-2015 per Triton. “Noi continuiamo a chiedere un ripristino di quel programma – ha detto Impagliazzo riferendosi a Mare Nostrum – che era esemplare del nostro Paese in un momento di così grave emergenza dell’immigrazione”.

Per S. Egidio le risorse per l’accoglienza ci sono e lo scandalo di Mafia Capitale lo ha evidenziato

Le risorse per l’accoglienza “ci sono, ci sono tanti Fondi europei. Questo, purtroppo, si è saputo negativamente con lo scandalo Mafia Capitale, perché si è pensato di arricchirsi sui migranti, proprio perché su di loro ci sono i soldi europei e sono stati quelli che hanno arricchito le tasche di chi si è approfittato di queste persone e si è servito dei poveri invece di servirli”. Sempre in tema di risorse destinate all’accoglienza, Impagliazzo ha voluto ricordare che “I comuni, o chi accoglie questi rifugiati, ricevono ben 35 euro a rifugiato, che vengono dai fondi europei e vanno a finire quasi tutti nelle tasche degli italiani. Non perché se li rubino – ha precisato – ma perché si tratta degli albergatori, di coloro che si occupano del vitto e dell’alloggio e del trasporto di queste persone.

Basta speculazioni. Ai richiedenti asilo, con titoli, vanno 2,5 euro al giorno. Il grosso va a Comuni ed albergatori

Vanno a finire nelle casse dei comuni, e solo una cifra che oscilla tra 1,5 o 2,5 euro al giorno va ai richiedenti asilo. Questo dato ci fa capire – ha concluso – che la presenza di queste persone non è un aggravamento della crisi, anche perché i fondi per ognuno di loro vengono da Unione Europea”. Rivedere gli accordi di Dublino; allestire degli ‘humanitarian desk’, sedi dove realizzare già un primo censimento e fare richiesta del visto per motivi umanitari; riaprire lo strumento delle sponsorship ed, infine, arrivare a una tregua del linguaggio “violento e volgare” che ultimamente viene utilizzato nei confronti dei migranti.

Ecco le proposte della Comunità per evitare il collasso del sistema dell’accoglienza

“Per noi la prima proposta è quella di rivedere gli accordi di Dublino, – ha spiegato nel dettaglio il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo – che prevedono si faccia la richiesta di asilo nei Paesi di sbarco. Questo oggi non è più possibile, perchè il Mediterraneo è una frontiera attraversata da molti via mare e, quindi, l’Italia e la Grecia sono sottoposte ad una pressione molto più forte rispetto ad altri Paesi europei. Chiediamo di concondare un cambiamento di questa convenzione”. La seconda proposta è quella di “allestire degli ‘humanitarian desk’, cioè delle sedi in Paesi recettori dei migranti, come il Marocco e il Libano per i siriani, dove fare già la richiesta di asilo, senza aspettare di attraversare il mare in condizioni pericolose e spesso mortali, e da lì dare a chi ne ha diritto il visto per motivi umanitari. Questo eviterebbe tante morti in mare. Lo chiediamo non solo come Comunità di Sant’Egidio, ma anche insieme alla Federazione delle chiese evangeliche e tante altre associazioni”. Questa proposta sarebbe finanziata “con l’8xmille della chiesa valdese e con il 5xmille destinato alla Comunità di Sant’Egidio. Senza la necessità di un finanziamento pubblico”. Impagliazzo ha sottolineato che per gli humanitarian desk in Marocco e in Libano “tutto è pronto, attendiamo solo il via del Ministero degli Esteri con i visti per motivi umanitari”.

Per affrontare il freno dell’accoglienza necessario ripartire lo strumento dello ‘Sponsorship’

Per affrontare il freno dell’accoglienza dei migranti, la Comunità di Sant’Egidio chiede inoltre “di riaprire uno strumento importante, che è quello delle ‘sponsorship'”, con il quale “le famiglie, le associazioni o le parrocchie che volessero supportare il peso dell’accoglienza di alcune persone possono farlo in accordo con il Governo. C’è tanta solidarietà – ha sottolineato Impagliazzo – e ce ne siamo accorti in questi tempi di emergenza, e questa solidarietà deve avere uno sbocco: questo sistema di sponsorship, che esiste in altri Paesi europei, ma anche in Canada e negli Stati Uniti, potrebbe essere davvero una via legale non solo di accoglienza ma anche di integrazione”. E ancora: per un efficace integrazione, “chiediamo di attivare permessi per motivi umanitari per chi si trova già in Italia e che, in questo modo, avrebbe la possibilità di lavorare.

Serve un Decreto del Presidente del Consiglio per attivare permessi per motivi umanitari. Nessuno ricorda più l’esodo degli albanesi

Questa decisione potrebbe essere presa dal Presidente del Consiglio con un decreto”. Infine “a certe parti della politica e dell’opinione pubblica io chiederei una tregua del linguaggio – ha concluso il presidente della Comunità di Sant’Egidio – bisogna smetterla di parlare delle persone solo come un problema, se non peggio, ma riconoscerli come esseri umani che soffrono per la guerra, la carestia o altri problemi, e soprattutto ricordarci, come ci ha ricordato oggi l’Onu, che la metà di queste persone sono bambini”. Secondo Impagliazzo, l’arrivo di migranti può essere visto come un’opportunità per “famiglie italiane, le nostre fabbriche, le nostre campagne”, che hanno bisogno di nuova forza lavoro: “gli ultimi dati sull’Italia sono impressionanti nella sproporzione tra le morti e le nascite – ha sottolineato – e un Paese non può andare avanti senza l’apporto di nuove forze”. Oggi queste persone “sono profughi ma, se integrati, possono essere nuove forze vitali per nostro paese nuovi cittadini europei”. L’emergenza va vista, quindi, secondo Impagliazzo, “in una prospettiva lunga, che è quella dell’integrazione. Negli anni Novanta – ha ricordato – subimmo quella che venne definita ‘l’invasione degli albanesi’, ora chi si ricorda più che gli albanesi erano un problema? Si sono integrati, hanno avuto il visto per andare in ogni Paese europeo”.

Cgil, Cisl e Uil organizzano la raccolta di generi alimentari, abbigliamento e materiale per l’igiene personale

“Non possiamo restare a guardare. Non possiamo assistere a questo generale disinteresse nei confronti di migliaia di disperati. A fronte della drammatica situazione dei profughi bloccati alle frontiere, da domani 19 giugno 2015 e fino a venerdì 3 luglio, la Cgil di Roma e Lazio, la Cisl di Roma e la Uil di Roma e Lazio, con le rispettive categorie, apriranno a Roma un punto di raccolta di generi alimentari non deperibili, abbigliamento e materiale per l’igiene personale da devolvere, in accordo con le autorità, ai migranti che stanno stazionando presso la Stazione Tiburtina. Il centro di raccolta CGIL CISL UIL si trova in via Buonarroti 12 (primo piano) e osserva i seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 12 e dalle 16 alle 18”.

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