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sabato 27 giugno 2015

Comunità di Sant'Egidio - Vertice di Bruxelles sui migranti condizionato da egoismi e paure ingiustificate. Si rispettino i trattati europei

Comunità di Sant'Egidio
L'Europa è nata su ideali di difesa dei diritti e di accoglienza, sanciti da diversi trattati internazionali. Sant'Egidio chiede che si punti sull'integrazione

Roma - Il vertice europeo della notte scorsa ha rivelato il volto di un’Europa condizionata da egoismi e paure ingiustificate. Il risultato è un compromesso al ribasso per la redistribuzione di un numero limitatissimo di richiedenti asilo: 40 mila persone, tra le migliaia già arrivate sulle coste italiane e greche - e appena 20 mila da far partire dai campi rifugiati di Paesi come il Libano che ne ospita un milione e mezzo (su 4 milioni e mezzo di abitanti) o la Giordania che ne ha 800 mila (su 7 milioni) – rappresentano una cifra estremamente ridotta per l’Unione, anche perché sono da dividere tra 28 nazioni. 

L’Europa è nata su ideali ben diversi, che parlano di difesa dei diritti e di accoglienza. Non si possono rimettere in discussione questi princìpi sanciti da tutti i trattati che sono alla base dell’Unione. Basta ricordare che il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, sulla base del Trattato di Lisbona, parla, all’articolo 67, dell’Europa come “spazio di libertà, sicurezza e giustizia nel rispetto dei diritti fondamentali” e prevede, all’articolo 78, che l’Unione Europea debba sviluppare “una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta ad offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un Paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento”.

Sono trattati da rispettare. Invece altri testi, come gli accordi di Dublino, che obbligano il migrante a chiedere asilo solo nei Paesi di arrivo, possono e devono essere modificati.

Di fronte ad un compromesso che, in sostanza, si basa sulla volontarietà e lascia gli Stati liberi di stabilire le loro quote di accoglienza, la Comunità di Sant’Egidio lancia un appello a tutti i Paesi dell’Unione: puntare sull’integrazione è molto più redditizio che alimentare paure per motivi di politica interna e di pura propaganda.
L’Italia, che anche per motivi demografici ha bisogno di essere aiutata dall’immigrazione, continui a salvare vite umane e trasformi l’“emergenza” in opportunità offrendo un modello per lo sviluppo. 

Ricordiamo a tutti che i profughi in arrivo sulle nostre coste fuggono in larga parte dalle guerre in corso. Vanno prima di tutto salvati perché è un loro diritto, sancito dai trattati internazionali. Ma si può anche gestire il fenomeno senza creare allarme sociale. Lo testimonia anche la generosa gara di solidarietà registrata a Roma, Milano e in altre città, dove un numero crescente di italiani sta offrendo spontaneamente il suo aiuto ai profughi transitanti nei centri di accoglienza.

Rilanciamo le nostre proposte e le rivolgiamo all’Unione europea:
-       Sponsorship  – da aprire o riattivare – ad opera di associazioni, Chiese, privati, parenti per i richiedenti asilo: si chiama direttamente dai Paesi di partenza o di transito (si può cominciare con Siria, Iraq, Libano attraversati dalla guerra) evitando i rischiosissimi viaggi della speranza. Lo sponsorship garantirebbe accoglienza e assistenza per il rifugiato, per un periodo determinato.
-       Humanitarian desk: accoglienza da parte di alcuni Paesi europei (o da parte dell’Unione) dei richiedenti asilo già arrivati in alcuni Paesi, come Marocco o Libano. Si tratta di persone che sono già uscite dal loro Stato, hanno già fatto una parte del viaggio, ma eviterebbero comunque l’ultimo tragitto, quello in mare.
-       Modificare gli accordi di Dublino allargando le maglie che obbligano a chiedere asilo solo ai Paesi di arrivo. Occorre ricordare che molti casi potrebbero essere risolti con i ricongiungimenti familiari.
-       Visti per motivi umanitari per chi non è ancora entrato in Europa: è previsto dall’articolo 25 del regolamento europeo dei visti. Ogni Paese può concederli autonomamente.
-       Permessi per motivi umanitari, ai sensi dell’art. 20 della legge italiana sull’immigrazione, per coloro che  sono già in Italia. E’ una decisione che può prendere il presidente del Consiglio con un decreto. Dà la possibilità di lavorare. E’ successo già per alcune nazionalità, come per esempio gli albanesi che oggi sono largamente integrati in Italia (ma anche per ex jugoslavi, tunisini ecc.)


-              Incrementare i fondi per la cooperazione in modo da intervenire nei Paesi di origine dei flussi migratori

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