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domenica 17 maggio 2015

Egitto, pena di morte per Morsi: sentenza eccessiva che infiamma il Paese

Il Sole 24 Ore
Solo due mesi fa, a marzo, Abdel Fattah al Sisi aveva invitato a Sharm el Sheikh governanti e investitori di tutto il mondo per convincerli a investire sull'Egitto. Il raddoppio del canale di Suez, nuovi porti, strade, zone industriali e aree edificabili; turismo, investimenti diretti, infrastrutture, commerci in un progetto nazionale da 10 miliardi di dollari solo per incominciare. 

Ma come si fa a investire in un Paese il cui governo condanna a morte centinaia di avversari politici e ora anche il principale leader dell'opposizione egiziana? Gli investitori cercano ordine e sicurezza ma come possono essere convinti quando la stabilità viene cercata da una così palese violenza di stato? 

L'obiezione alle critiche che viene avanzata – in Egitto i giudici sono autonomi rispetto al potere politico– è semplicemente ridicola. Non ci crede nessuno. Per quanto possano essere inventati tutti i reati possibili a carico di Mohammed Morsi e di centinaia di altri oppositori, è di centinaia di altri oppositori, è evidente che la motivazione politica di queste decisioni è di gran lunga superiore a quelle legali. 

Con tutti i difetti e i limiti dei Fratelli musulmani come organizzazione politica, i suoi comportamenti non potevano giustificare la repressione con migliaia di morti, due anni fa, né le condanne dei tribunali di oggi. E' solo il primo grado di giudizio. 

Come alta carica religiosa e morale del paese, il Gran Mufti di al Azhar sarà interpellato: e se dirà no alla condanna l'ex presidente egiziano Morsi dovrà essere graziato (ma continuerà a restare in carcere per il resto della sua vita). Tuttavia, anche in questo caso il regime di al Sisi, ex ministro della Difesa, vice premier, comandante in capo delle forze armate e dei servizi segreti militari, uscirà male. L'impronta militarista e repressiva del sistema egiziano rimane: sta anche per passare una legge contro l'immigrazione clandestina che punirà chi fugge dalle guerre e i i richiedenti asilo, a una pena fra i 10 e i 15 anni.

Al vertice economico di Sharm el-Sheikh di due mesi fa, che fu una specie di grande road show dell'Egitto, Matteo Renzi era stato l'unico capo di governo occidentale a partecipare. Il rapporto personale che ha saputo creare con Abdel Fattah al Sisi, è noto e utile alle imprese italiane che storicamente guardano all'Egitto come a un paese col quale fare affari. Forse sarebbe un bene usare questa amicizia per tentare di moderare le tendenze repressive crescenti del regime che governa al Cairo.

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