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mercoledì 29 aprile 2015

Ungheria, Orban: "Rimettere la pena di morte all'ordine del giorno"

La Repubblica
Il premier sfida ancora l'Unione europea inseguendo l'ultradestra sui temi della sicurezza e dell'ordine: "L'attuale legislazione non è abbastanza dissuasiva"


Berlino - "La questione della pena di morte deve essere rimessa all'ordine del giorno". Sembra incredibile, eppure a parlare così è il capo del governo di un paese membro dell'Unione europea, dove la pena capitale è assolutamente vietata da ogni trattato in ciascuno dei ventotto paesi membri della Ue. E non si fatica a indovinare di chi stiamo parlando: è il primo ministro nazionalpopulista ungherese, Viktor Orbàn.

Bisogna lanciare un dibattito sul tema, ha aggiunto Orbàn citato da Agence France Presse, Bloomberg e dalle altre grandi agenzie di stampa libere internazionali. Secondo il premier magiaro, l'attuale legislazione penale ungherese "non è abbastanza dissuasiva". Affermazione durissima, tenuto conto che secondo la Ue è una delle legislazioni più repressive nel Vecchio continente, con la pena del carcere a vita non riducibile.

Orbàn ha parlato indirettamente a favore della pena capitale reagendo al dibattito e all'emozione suscitati dall'assassinio di un povero negoziante, ucciso da criminali durante una rapina nella città di Kaposvàr. Ma il fatto politicamente più rilevante, oltre alla chiara, ennesima sfida dell'autocrate di Budapest a norme, trattati e valori costitutivi dell'Europa, è che con questa sua presa di posizione egli si avvicina alle idee del partito di ultradestra Jobbik, all'opposizione ma ormai seconda forza politica nazionale, partito chiaramente antidemocratico, razzista, antisemita, nostalgico.

Da quando andò al potere vincendo le elezioni nell'aprile 2010 contro un corrotto e inefficiente governo di sinistra, Orbàn ha sempre promesso di fare tutto per arginare Jobbik e sottrargli consensi. Ma da allora ad oggi, il partito ultrà è cresciuto fin quasi al 22 per cento dei voti. E sempre più spesso allora il premier e la Fidesz, il suo partito in crisi di consensi, cercano di cavalcare a modo loro slogan e proposte di linea dura 'legge e ordine' mutuandole dalle idee di Jobbik. Orbàn ha anche chiesto una linea più dura contro l'immigrazione.

Nei suoi cinque anni al potere, il premier euroscettico e nazionalpopulista ha severamente limitato la libertà di stampa, ha di fatto abolito l'indipendenza di banca centrale, magistratura, corte costituzionale, ha ridotto al minimo i poteri del Parlamento. E sul piano internazionale ha stretto ottimi rapporti con la Russia. Di Putin e di Erdogan, egli ha affermato pubblicamente più volte, gli piace l'idea e lo stile di direzione politica del paese, diverso dalla "democrazia liberale che non funziona". In Ungheria la pena di morte era in vigore sotto la dittatura comunista, fu poi abrogata dopo il 1989 con l'instaurazione della democrazia. Una sua reintroduzione farebbe rischiare al paese la cacciata dall'Unione europea, da cui Budapest riceve ingenti aiuti come fondi di coesione.

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