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lunedì 30 marzo 2015

USA - Clinton Lee Young nel braccio della morte in Texas da sempre si dichiara innocente

Blog Diritti Umani - Human Rights
Clinton Lee Young, è un detenuto nel braccio della morte del Texas che si è da sempre dichiarato innocente.

Clinton Lee Young
Ad un primo approccio al caso si ha l'impressione che qualcosa non torni. Se si approfondisce i dubbi aumentano a dismisura; si ha la sensazione che tutta la vicenda sia pervasa da una serie di coincidenze sfortunate e decisioni sbagliate, ma soprattutto, e più grave, costellata da falsità, giochi politici e di potere atti ad ottenere una condanna a morte ad ogni costo.
All'epoca dei crimini, Clinton Lee Young era appena maggiorenne, se avesse avuto 4 mesi in meno non avrebbero potuto chiedere la pena di morte. Entrò alla Polunsky Unit a soli 19 anni.
Nella fase investigativa pre-processuale di sicuro non hanno giocato a suo favore la sua età (il più giovane), il basso status socio-economico (il bersaglio più facile), la poca conoscenza degli altri individui coinvolti nella vicenda, il suo rifiuto a collaborare dovuto principalmente all'ignoranza e il pessimo lavoro della polizia (scene del crimine non investigate, prove non testate o addirittura perse).
Prima del processo è stato dichiarato indigente e gli sono stati nominati dei difensori d'ufficio che non avevano né i mezzi né le capacità per attuare una difesa efficace e furono oltretutto ostacolati da azioni non etiche dell'accusa.
Al processo non sono state ammesse le prove che lo scagionavano e sono stati rifiutati molti dei testimoni a discarico.
L'investigatrice della difesa che ha lavorato sul caso fino al 2005, ed è stata poi assunta dall'avvocato che si occupava del ricorso di Habeas Corpus, a causa della sua malattia mentale e dell'assunzione di droghe ha creato dei danni tali da far rigettare la richiesta d'appello.
Lo staff legale era stato nominato dalla Corte che si rifiutò di cambiarlo anche dopo le numerose e motivate richieste di Young.
Il giudice che si occupò del caso aveva provato ad ottenere la pena di morte in ben altri 7 casi precedenti.
I fatti di cui Clinton Lee Young è accusato sono avvenuti nel 2001 nella Contea di Midland, anno in cui venne eletto presidente George Bush junior che là era in parte cresciuto e aveva ancora una residenza.
Erano passati più di 20 anni dall'ultima volta che erano riusciti ad assicurarsi una sentenza di morte in quella Contea, di sicuro la situazione politica e logistica è stata una forza propulsiva importante per cercare di ottenere ad ogni costo una pena di morte.
Il caso dello Stato contro Clinton Young si basò soprattutto sulle testimonianze degli altri tre uomini coinvolti.
Anche se le versioni dei co-imputati non combaciavano tra loro, fu loro permesso di leggere l'uno le dichiarazioni dell'altro prima di testimoniare in tribunale in modo da poter dare delle versioni più simili tra loro. Questo successe anche con altri testimoni durante la fase decisionale della condanna.
Due dei coimputati fallirono il test della verità richiesto dall'accusa stessa.
Ai co-imputati furono concessi patteggiamenti in cambio della loro testimonianza. Gli accordi furono segretati dallo Stato (la giuria non ne era a conoscenza e il PM ne aveva il controllo).
Successivamente i co-imputati non solo hanno ammesso l'esistenza dei “patti segreti”, ma hanno anche dichiarato di aver mentito per ottenere accordi migliori. Uno di loro si è persino vantato con più persone di averla fatta franca, ha ammesso di indossare i guanti mentre sparava e che Young dormiva durante uno degli omicidi.
I precedenti penali minorili, dovuti soprattutto alla ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività) e risalenti ad un periodo particolarmente burrascoso in cui Young veniva sballottato da un istituto all'altro, da un genitore all'altro, sono stati presentati in modo fazioso e i testimoni manipolati per far apparire l'imputato violento e pericoloso per la società in modo da giustificare la richiesta della pena di morte.
Quello che manca a sostenere questa condanna sono le prove forensi che, anzi, sembrano scagionare l'imputato: le analisi balistiche e il rapporto dell'autopsia dimostrano che non può essere stato Young a sparare. Tuttavia questi rapporti balistici non vennero ammessi come prova al processo. Una delle giustificazioni della corte fu quella di dichiarare Richard N. Ernest, uno dei maggiori tecnici balistici del mondo, non abbastanza qualificato in questo caso, mentre in altri dibattimenti sono state proprio le sue conclusioni a spedire molte persone nel braccio della morte e a farle giustiziare. I guanti non furono adeguatamente analizzati tanto da scoprire al loro interno un proiettile solo molto tempo dopo il loro ritrovamento.
Incaricando un team legale incompetente e non non adottando standard appropriati di valutazione, la corte ha, di fatto, negato a Young una giusta e qualificata difesa e, in seguito, l'opportunità di far ricorso in maniera appropriata contro la condanna e la sentenza. Clinton Lee Young è stato condannato a morte tramite un processo non equo e basato sulle sole prove testimoniali dei co-imputati.
Ma non è tutto qui: “I giurati, nel corso delle discussioni, nella fase punitiva della deliberazione, spedirono una domanda al giudice. Con la loro domanda tutti, in aula, seppero che alcuni dei membri della giuria nutrivano dei dubbi sul fatto che fossi io il vero assassino di Samuel Petrey. Ma dovevano far fronte alla LAW OF PARTIES che è molto difficile da sconfiggere!” (Clinton Lee Young, Loud and Clear, 11 marzo 2011)
La Law of parties, legge delle parti ovvero dei complici, per chi non la conoscesse, permette di chiedere la pena di morte anche per chi non è l'esecutore materiale ma solo complice, anche inconsapevole, del crimine.
Per definizione il “complice” non è l'esecutore materiale e una persona non può essere tutte e due le cose contemporaneamente nello stesso omicidio. Viene da domandarsi con quale logica e in base a quale principio giuridico questa legge è stata applicata al caso di Young visto che lui è stato processato e poi riconosciuto come l'unico esecutore materiale del delitto.
La formula della Law of Parties di cui la giuria l'ha accusato al processo riguarda l'essere stato un attore diretto nell'aiutare a commettere gli omicidi.
In questo modo viene implicitamente affermato che Young non ha commesso gli omicidi, ma che sapeva che il coimputato li avrebbe commessi e che lo aiutò. Non esiste nessuna prova di ciò, anzi Young dichiara di aver scaricato la pistola e che ovviamente non poteva sapere cosa avrebbe fatto l'altro; il co-imputato, da parte sua, dichiara che è stato Young a commettere gli omicidi. Quindi dove sono le prove che sostengono l'applicazione della Law of Parties?
“Non sono un angelo ma non ho mai ucciso nessuno.”
“La mia domanda non è se credi che la pena di morte dovrebbe essere abolita o no. È: “Credi che ogni uomo e ogni donna dovrebbero ricevere un giusto processo ed essere tutelati da ingiusta azione giudiziaria?”
“Anche SE non credete che io sia innocente, il solo fatto che io non abbia avuto un processo equo dovrebbe bastare perché voi mi sosteniate per avere un nuovo processo. Questo è ciò che chiedo. Questo è quello per cui combatto. Voglio un nuovo processo in modo da poter ripulire il mio nome.”
Fin da quando è arrivato nel braccio della morte Young si è dedicato a qualsiasi forma di resistenza nei confronti del sistema oppressivo in cui è costretto a vivere e alla divulgazione dei difetti del sistema giuridico inizialmente collaborando ad“Uncensored” e poi scrivendo il suo blog dal titolo: “Loud and Clear”. Continua a lottare raccogliendo nuove prove e cercando di ottenere un nuovo processo. 

di Catia Ferrucci

Sul suo sito, www.saveaninnocentlife.com, oppure sul suo blog italiano.

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