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venerdì 20 febbraio 2015

Il flusso di migranti provocato dalle situazioni di crisi mondiale fanno ipotizzare 400mila arrivi in Italia nel 2015. Preparare l'accoglienza.

Redattore Sociale
Le proiezioni del ministero: dopo gli arrivi straordinari degli ultimi due mesi, si temono numeri record. Manzione: “Lavoreremo su redistribuzione su territorio. In regioni nord posti in meno di quelli previsti. Se non si segue sistema quote la decisione verrà presa dal centro”
Roma – Nel 2015 il numero degli sbarchi potrebbe sfiorare i 400 mila arrivi, mettendo in crisi un sistema di accoglienza già fortemente provato dagli oltre 170 mila migranti sbarcati nel 2014. A sottolinearlo è il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, nel corso del convegno, organizzato oggi a Roma dall’Unhcr, insieme alla commissione Diritti umani del senato, per presentare un alcune proposte di riforma del Sistema di asilo italiano.

“Se ci limitiamo a fare una proiezione aritmetica in base agli sbarchi che ci sono oggi possiamo dire che sono il doppio di quelli dell’anno passato – spiega Manzione - e siccome l’anno scorso ci sono stati 170 mila arrivi quest’anno si potrebbero sfiorare i 400 mila. Certo, si tratta di una proiezione e ci sono una serie di variabili che speriamo incideranno in senso positivo. Intanto stiamo cercando di riprogrammare l’accoglienza in un sistema già provato dagli sbarchi dell’anno passato. Parallelamente stiamo pensando di intervenire alla fonte, cioè nei paesi sub sahariani, insieme alle grandi organizzazioni internazionali come Unhcr e Oim”.

Il sottosegretario pur condividendo l’esigenza di Unhcr di superare i grandi centri d’accoglienza, non esclude che in una situazione emergenziale si debba ricorrere anche a grandi strutture. “Quella dei grandi centri collettivi è un’idea che il tavolo nazionale su immigrazione e asilo ha già affrontato – spiega – E abbiamo già previsto di abbandonare l’idea dei cara, attraverso degli hub regionali, in modo che non ci siano più grandi centri collettivi, ma se i numeri rimarranno in proiezione quelli che sono, tutto ciò potrebbe essere difficile. L’eccezionalità dei numeri è sotto gli occhi di tutti”.

L’altro nodo da affrontare è poi quello della redistribuzione dell’accoglienza non solo a livello europeo ma anche sul territorio nazionale, in base al sistema delle quote regionali. “Ci sono regioni come la Lombardia che hanno circa mille rifugiati in meno di quelli previsti – spiega ancora Manzione – e così accade in altre regioni considerate virtuose come la Toscana

Ma se nei confronti dell’Europa non abbiamo strumenti di convinzione, nei confronti delle regioni ce li abbiamo. Nei piani di redistribuzione regionali, quindi, per andare incontro alle esigenze della popolazione, bene sarebbe che le quote regionali che abbiamo stabilito fossero distribuite d’intesa con le realtà locali e nel tavolo regionale. E’evidente che se questo non accade la decisione verrà presa dal centro il che significherà, probabilmente, non favorire la popolazione locale ma creargli un disagio aggiuntivo. A mio modo di vedere meglio sarebbe se i tavoli regionali funzionassero alla perfezione”. (ec)

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