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sabato 15 novembre 2014

Pena di morte - 30 novembre, Papa Francesco e il “male estremo”

Quotidiano.net - Blog - Ora di religione
Il 30 novembre si avvicina. E' una data importante che fa da segno e da punto di svolta per mettere fine al “male estremo”, la pena capitale. In quella giornata le città del mondo che aderiscono a 'Città per la vita' illuminano un monumento per accendere una luce, non solo ideale, sulle zone d'ombra in cui sono reclusi i dead man walking del nostro presente ma anche per ricordare che negli ultimi anni sono stati fatti passi molto significativi per l'abolizione della pena di morte a tante latitudini del pianeta. 


Questo dramma recepisce l'arbitrio (non di rado anche nei Paesi democratici che mantengono questa misura e, con ben più evidenza, in quelli che democratici non sono) e non porta giustizia, ma solo morti in più. E' noto, peraltro, che più i detenuti sono poveri e minori sono le garanzie in ordine a un giusto processo e una soddisfacente difesa legale.
In vista di questo appuntamento possiamo ritornare sulle parole pronunciata da Papa Francesco in un discorso alla delegazione dell'Associazione di Diritto penale: “È impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre persone.


San Giovanni Paolo II ha condannato la pena di morte (cfr Lett. enc. Evangelium vitae, 56), come fa anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (N. 2267).


Tuttavia, può verificarsi che gli Stati tolgano la vita non solo con la pena di morte e con le guerre, ma anche quando pubblici ufficiali si rifugiano all’ombra delle potestà statali per giustificare i loro crimini. Le cosiddette esecuzioni extragiudiziali o extralegali sono omicidi deliberati commessi da alcuni Stati e dai loro agenti, spesso fatti passare come scontri con delinquenti o presentati come conseguenze indesiderate dell’uso ragionevole, necessario e proporzionale della forza per far applicare la legge. In questo modo, anche se tra i 60 Paesi che mantengono la pena di morte, 35 non l’hanno applicata negli ultimi dieci anni, la pena di morte, illegalmente e in diversi gradi, si applica in tutto il pianeta.


Le stesse esecuzioni extragiudiziali vengono perpetrate in forma sistematica non solamente dagli Stati della comunità internazionale, ma anche da entità non riconosciute come tali, e rappresentano autentici crimini. 


Gli argomenti contrari alla pena di morte sono molti e ben conosciuti. La Chiesa ne ha opportunamente sottolineato alcuni, come la possibilità dell’esistenza dell’errore giudiziale e l’uso che ne fanno i regimi totalitari e dittatoriali, che la utilizzano come strumento di soppressione della dissidenza politica o di persecuzione delle minoranze religiose e culturali, tutte vittime che per le loro rispettive legislazioni sono “delinquenti”.


Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi o a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà. E questo, io lo collego con l’ergastolo. In Vaticano, poco tempo fa, nel Codice penale del Vaticano, non c’è più, l’ergastolo. L’ergastolo è una pena di morte nascosta”.

di Michele Brancale

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