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lunedì 24 novembre 2014

Mauritania: arresti, torture per chi lotta per la libertà degli schiavi

La Repubblica
La testimonianza di Jcoub Diarra, militante dell'Ira, Initiative de Resurgence du mouvement Abolitionniste, che lotta contro lo stato di oppressione del regime di Mohamed Ould Abdel Aziznel nel Paese Gli schiavi sono haratin, il gruppo etnico che rappresenta il 40 per cento della popolazione, hanno la pelle nera e subiscono ogni forma di sopruso fisico e psicologico.

"Quello che sta accadendo in questi giorni in Mauritania è molto grave". La preoccupazione traspare da ogni parola di Jcoub Diarra, militante dell'Ira, Initiative de Resurgence du mouvement Abolitionniste, che lotta contro la schiavitù nel Paese.

L'11 novembre scorso, nove attivisti del gruppo, tra cui il presidente Biram Ould Dah Ould Abeid, sono stati arrestati dalla polizia governativa senza un'accusa specifica e per giorni e giorni di loro non si sono avute notizie certe. Secondo le uniche informazioni, alcuni di loro sono stati torturati e ora sono in cattive condizioni di salute, ma le cure mediche sarebbero state negate.

Incatenati e torturati. "So cosa sta succedendo - racconta Jacoub - perché ci sono passato. Nel 2012 anche io sono stato arrestato, portato in prigione e massacrato di botte, ma i poliziotti non si limitano a questo. I prigionieri politici come noi vengono legati con delle catene strette ai polsi e alle caviglie e vengono torturati con l'acqua fredda e le scosse elettriche. È bruttissimo sapere che i miei amici stanno subendo questo ora".

Jacoub è stato il braccio destro del presidente dell'Ira Biram, un uomo ormai noto a livello internazionale per la sua lotta contro la schiavitù in Mauritania, tanto che nel 2013 ha ricevuto il Premio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Ora si trova in uno dei centri di detenzione di Rosso, circa 220 km dalla capitale Nouakchott, insieme a Brahim Bilam Ramdhane, vicepresidente dell'Ira e proprio ieri è riuscito a trasmettere un messaggio fuori dalla prigione.

Gli altri prigionieri. Degli altri, invece, non si è saputo niente fino a giovedì. Inizialmente, gli agenti del commissariato locale non hanno rivelato la destinazione degli altri arrestati, nonostante le richieste delle famiglie, preoccupate anche per lo stato di salute di un membro dello staff, che ha bisogno di iniezioni giornaliere. Poi le pressioni dalla comunità hanno spinto il commissario a comunicare il luogo di prigionia. L'ultima ad essere stata arrestata è la portavoce dell'Ira Mariem Cheikh, prelevata con la forza dagli uffici e portata nella prigione femminile di Nouakchott dove è stata incatenata e ha subito violenze fisiche molto dure. "Non ci permettono di vederli - hanno detto alcuni parenti dei detenuti - e non ci dicono nulla, anche se sappiamo che alcuni di loro stanno male. Chissà se e quando li rilasceranno".

La schiavitù del XXI secolo. In Mauritania ci sono circa 700mila persone costrette a vivere alle dipendenze di un padrone ed è un numero enorme, soprattutto se si considera che il Paese ha poco meno di 3 milioni e mezzo di abitanti.

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di Bianca Senatore

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