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mercoledì 5 novembre 2014

Mare Nostrum non era una spesa, ma un investimento nel rispetto dei diritti umani

HuffingtonPost
Il primo novembre scorso, è iniziata la missione Triton a cui partecipano una quindicina di paesi dell'Unione europea e l'Islanda. Triton prenderà il posto della missione Mare Nostrum che era gestita interamente dal governo italiano. La missione Mare Nostrum era stata lanciata nell'ottobre 2013 dopo una strage di migranti a largo di Lampedusa e aveva l'intento di salvare i fuggiaschi provenienti dall'Africa del nord, Triton, da quel che si capisce, dovrà pattugliare i confini meridionali dell'Ue.
Nel corso dell'audizione in senato della settimana scorsa che ha presentato l'avvicendamento tra missioni, il ministro Agelino Alfano ha chiarito che "una volta che partirà Triton sarebbe difficilmente spiegabile mantenere un'operazione d'emergenza come Mare Nostrum". L'avvicendamentro tra le missioni prenderà un paio di mesi. A differenza di Mare Nostrum, che si spingeva quasi al confine con la Libia, con Triton non si andrà oltre la frontiera italiana, le navi intercettate verranno portate in Italia come previsto dalla normativa europea, mentre non è chiaro cosa ne sarà dei salvati.

La Missione Mare Nostrum, infatti, oltre all'obbligo di salvare chi si trovava in condizioni di pericolo in mare, prevedeva anche un coinvolgimento e sostegno alle amministrazioni locali che si erano rese disponibili per accogliere i migranti. Oggi Triton, che costerà circa un terzo di Mare Nostrum, non chiarisce cosa avverrà ai salvati, né si è a conoscenza di iniziative riformatrici che, a livello europeo, intendano modificare il regolamento di Dublino che regolamentano l'applicazione delle norme relative all'asilo all'interno dello spazio dell'Ue.

Visto il clima di caccia ai costi della politica - e delle politiche -, buona parte del dibattito pubblico e politico relativo a Mare Nostrum è stato incentrato sul bilancio dell'iniziativa. Il Ministro degli interni lo ha riassunto così: "558 interventi, 100.250 persone soccorse, 728 scafisti arrestati, sei navi sequestrate, soccorse oltre centomila persone e decine di migliaia di vite salvate". Secondo Alfano le "vite umane salvate non sono state tutte quelle che volevamo salvare" infatti son stati "499 i morti durante le operazioni, 1.446 presunti dispersi, 192 cadaveri ancora da identificare. Nell'anno di operazioni, l'Italia ha speso 114 milioni di euro (9,5 al mese), Triton ne costerà tre mensili".

La differenza tra le missioni è quindi duplice, da una parte la competenza territoriale ristretta dall'altra l'ammontare dell'impegno economico. Alfano, e tutti coloro che son stati critici, se non contrari, a Mare Nostrum hanno manifestato apprezzamento per questo avvicendamento, in pochi, anche tra i fautori o favorevoli di Mare Nostrum, si son posti il problema di una gestione efficace del fenomeno delle migrazioni nella sua complessità.

Che ne è stato, o che ne sarà, delle oltre centomila persone che son state salvate nei mesi scorsi? Come si intende continuare a sostenere le meritorie iniziative delle amministrazioni locali che, tramite lo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) offrono ospitalità ai migranti? Come verranno riorganizzati i cie (centri di identificazione ed espulsione) ora che è stata radicalmente ridotta la possibilità di trattenere i migranti in quei luoghi? Quante nuove commissioni territoriali verranno composte nelle prossime settimane per far fronte all'aumento esponenziale delle domande? Certo nel decreto sulla sicurezza degli stadi, si avete letto bene, c'erano misure che affrontavano alcuni dei punti critici relativi al problema dell'immigrazione ma, in Italia, il "problema" è, e resta, strutturale.

Cerco di spiegarmi con un esempio. Settimana scorsa a Gorizia ho visitato due delle tre strutture presenti nella provincia che offrono ospitalità ai migranti. Non potuto visitare il Cara (Centro assistenza per i richiedenti asilo) di Gradisca d'Isonzo che era al massimo della capienza di 200 persone, mentre ho incontrato ospiti e gestori di una struttura di nome Nazareno a Gorizia che ospita 80 persone, e ho assistito all'ordinata anarchia di un capannone in periferia della città dove erano stipate oltre 100 persone che fino a qualche giorno prima vivevano in una tendopoli sulle rive del fiume Isonzo non lontano da lì.

La provincia di Gorizia comprende 25 comuni che ospitano 140 mila abitanti; in questi giorni ospita quasi 400 migranti. Ora, se è vero che occorre distribuire anche in provincia i neo-arrivati, concentrare 400 profughi in un territorio, tra l'altro neanche dei più ricchi, così ristretto è una scelta che non può che comportare enormi problemi logistici e amministrativi e, quindi, creare le condizioni per confronti di ogni genere e specie. Se a tutto ciò aggiungiamo che la prefettura, l'istituzione preposta al governo del fenomeno, è retta da qualcuno che recentemente è stato nominato responsabile di un commissariamento addirittura in un'altra regione, gli enormi problemi si confermano e aggravano tutti.

Il presidente Renzi in più occasioni ha giustamente rivendicato il salvataggio di migliaia di vite. Da buon cattolico adulto ed ex boy scout sicuramente saprà che la non morte non equivale però a una vita vissuta degnamente con trattamenti umani e non degradanti, cioè a una vita vissuta nel pieno rispetto dei diritti umani e quindi degli obblighi internazionali della Repubblica italiana. In quanto capo del governo ha dei precisi obblighi in tal senso. Ammesso, e sicuramente non concesso, che fenomeni come quello delle migrazioni, e tutto ciò implicano, debbano esser presi in considerazione per i loro costi, visto che da gennaio con la cancellazione di Mare Nostrum l'Italia risparmierà "fior di milioni" di euro, sarebbe necessario investirne qualcuno per garantire un'accoglienza diffusa su tutto il territorio nazionale degli arrivati. Mare Nostrum non era una spesa, era un investimento per recuperare la legalità costituzionale italiana sistematicamente violata anche relativamente all'immigrazione.

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