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lunedì 17 novembre 2014

Malattie infettive in carcere, è emergenza. Gli interventi sanitari non sono adeguati.

Radio Vaticana
Epatite C, tubercolosi, Hiv. Sono le malattie infettive più diffuse in carcere, in Italia, e che il Sistema sanitario ha ancora molta difficoltà a curare. Ora, i medici che si occupano di sanità penitenziaria lanciano una campagna per sensibilizzare su questo tema. Il servizio di Alessandro Guarasci: Essere malati in carcere, è spesso una pena che si aggiunge alla pena data dal giudice. Le cure non sempre sono tempestive e la situazione cambia da carcere a carcere.


Almeno il 30% dei detenuti ha un’infezione da epatite C, che spesso poi evolve in cirrosi. Una vera emergenza. Oltre la metà, poi risulta positivo alla tubercolosi. L’Hiv colpisce soprattutto i tossicodipendenti, ma tra questi l’incidenza è maggiore del 20% rispetto agli altri detenuti. 

Per la società italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria, l’introduzione di nuovi farmaci per il controllo di alcune di queste infezioni potrebbe permettere una cura migliore durante la detenzione. La competenza da qualche anno è delle regioni, ma sono troppe le differenze sul territorio. Il presidente Luciano Lucania:

Abbiamo una sanità penitenziaria con venti forme diverse. Il problema investimenti certamente è un problema che può e che deve essere affrontato. Ma, fondamentalmente, quello che deve cambiare è la cultura della salute in carcere: da un qualcosa di nascosto, da un qualcosa di riservato - da un qualcosa che è stato per oltre un secolo e mezzo una “proprietà” del Ministero della giustizia - a una situazione nuova, voluta dalla legge, per cui la salute dentro il carcere è una proprietà di tutti”.

Insomma, è anche necessaria più collaborazione tra i ministeri della Giustizia e della Salute.

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