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sabato 19 aprile 2014

Uganda, le conseguenze della legge contro l’omosessualità

The International Business Times
Tempi durissimi in Uganda per
gli omosessuali. Lo scorso 24 febbraio, il presidente Yoweri Museveni ha firmato la legge che condanna l'omosessualità con pene che possono arrivare all'ergastolo. E pensare che una prima bozza del provvedimento prevedeva persino la pena di morte.

Secondo il 96 per cento degli ugandesi, l'omosessualità è inaccettabile e in tantissimi sono favorevoli alla legge. Eppure l'Uganda è sempre stato un modello per l'Africa e, nonostante il regime autoritario, rimane comunque un Paese stabile ed economicamente efficiente. Tuttavia ora ha una delle leggi più rigide del continente, seguita dal nord musulmano della Nigeria, dalla Mauritania, dalla Somalia e dal Sudan. In totale, l'omosessualità è un reato punito dalla legge in 36 dei 54 Stati africani.

La reazione della comunità internazionale non si è fatta attendere. Gli Stati Uniti hanno ridotto gli aiuti, l'Unione europea ha minacciato di imporre sanzioni (anche se per ora non ce n'è traccia) e le Nazioni Unite hanno bacchettato il Paese imponendogli il rispetto dei diritti umani. Tutte azioni che però non hanno concluso nulla. A oltre un mese dall'approvazione della legge, migliaia di omosessuali si sono nascosti o hanno lasciato l'Uganda, non solo per il timore di finire davanti a un tribunale, ma anche per la forte disapprovazione nei loro confronti da parte della stessa popolazione.

Parecchi infatti ritengono che l'omosessualità sia una scelta, "non si nasce gay o lesbica" dice un uomo, e c'è chi ritiene che adeschino bambini davanti alle scuole. Inoltre, secondo molti, la pressione internazionale contro la legge nasce dalle lobby occidentali che punterebbero a ricevere materiale pornografico dall'Africa.

"Viviamo nella paura- confessa un ugandese gay che ha dovuto lasciare il suo appartamento e vivere letteralmente in clandestinità in quanto il vicinato era a conoscenza della sua omosessualità - Ogni settimana viene vissuta come se fosse un anno". E difatti con l'approvazione della legge l'odio nei loro confronti è aumentato a dismisura, portando alla chiusura immediata di molti luoghi d'incontro frequentati dai gay. Non che prima la situazione fosse nettamente migliore: il provvedimento giunge dopo anni di dibattito e l'omosessualità è stata a lungo proibita in Uganda, così come molti gay e lesbiche erano vittime di abusi. Tuttavia, nessuno finiva in carcere per il proprio orientamento sessuale.

Ora, gli attacchi contro gli omosessuali sono all'ordine del giorno. Gli attivisti dei diritti umani hanno contato 70 casi da quando è entrata in vigore la legge. "Non abbiamo molta paura della polizia perché quando vieni arrestato alla fine hai comunque diritto a un avvocato - dice un attore gay che è fuggito in Francia - Ma non c'è nessuna difesa contro la folla. Molti in Uganda preferirebbero vederci morti".

E poi c'è la grande probabilità che il provvedimento sia utilizzato per colpire i propri nemici. Basterà recarsi dalla polizia e accusare qualcuno di essere omosessuale. Le forze dell'ordine saranno obbligate a far scattare l'indagine. Rimane però nel dubbio come effettivamente la polizia possa verificare l'omosessualità degli indagati. "Come si può dimostrare l'amore e il sesso tra due uomini o due donne - si chiede un ugandese omosessuale - Vogliono seguirci in camera da letto?.
Di Gabriella Tesoro

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