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domenica 16 marzo 2014

Sri Lanka. Il clero tamil all’Onu: “Abusi sui diritti umani, urge un intervento internazionale”

Radio Vaticana
Urge una inchiesta internazionale sulle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario avvenute durante la guerra civile e che proseguono anche oggi in Sri Lanka: lo scrivono i sacerdoti tamil, residenti nel Nord e nell’Est dell’isola, in una lettera al Consiglio Onu per i diritti umani delle Nazioni Unite. 

La missiva, inviata all'agenzia Fides, è firmata da 205 sacerdoti e religiosi, tra i quali Oblati di Maria Immacolata, Gesuiti, altri religiosi e oltre 100 suore. Primo firmatario, mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar espostosi nel chiedere un intervento Onu. Come appreso da Fides, il vescovo, definito “il Romero dello Sri Lanka”, sta ricevendo pressioni e minacce di morte.

“A quasi 5 anni dalla fine della guerra , non abbiamo visto nessuna verità e giustizia emergere dai meccanismi nazionali”, esordisce il testo, notando che “la parte della popolazione tamil resta discriminata e colpita. “Sparizioni, abusi sessuali, arresti, detenzioni e torture sulla base della legge anti-terrorismo, restrizioni alla libertà di riunione, di espressione, di associazione e di movimento continuano tutt’oggi”, denunciano i religiosi. “Non si possono commemorare collettivamente i morti e gli scomparsi. Quanti criticano le politiche e le pratiche di governo e i difensori diritti umani sono bollati come sostenitori del terrorismo o traditori”, si racconta.

Fra costoro vi sono anche diversi sacerdoti cattolici che sono stati “interrogati , minacciati e intimiditi”. “L'esercito continua la sua ingerenza nelle attività civili ed economiche , in particolare nel Nord ed Est, minando l'emancipazione civile ed economica delle popolazioni locali”, prosegue. Allo stesso tempo, affermano, “siamo preoccupati per l'intensificarsi degli sforzi sistematici e delle misure per distruggere l'identità della comunità tamil. Centri e istituti militari si accaparrano la terra dei tamil, mentre progetti di sviluppo e un insediamento organizzato di coloni singalesi prosegue ritmi alti nel Nord e dell'Est dell’isola, dove i tamil sono storicamente la maggioranza”.

Il clero denuncia anche “l'imposizione della lingua cingalese e delle religione buddista nel Nord e nell’Est”. “Non c'è stato alcun autentico processo politico per affrontare alla radice le cause del conflitto , che vengono aggravate”, si nota. Per questo è urgente che la comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite, trovare forme concrete di assistenza per la popolazione tamil. Si chiede, dunque, all’Onu di indagare sulle accuse di violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario durante la guerra; di identificare chiaramente le unità e gli individui responsabili; di monitorare le violazioni dei diritti umani in tutto lo Sri Lanka, grazie a team di esperti Onu; di prevedere programmi di protezione per le vittime e i testimoni; di garantire agli esperti un accesso illimitato a tutti i luoghi importanti, a persone e documenti. (R.P.)

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