Pagine

giovedì 30 gennaio 2014

Egitto: giornalisti minacciati e arrestati. Il Paese nel caos

Il Mediterraneo
ROMA - Il 24 gennaio 2011 iniziavano in Egitto le prime proteste contro il regime trentennale di Mubarak. A distanza di 3 anni il Paese è ancora nel caos e completamente allo sbaraglio. Nel giorno dell’anniversario sono morte 49 persone e ne sono rimaste ferite almeno 247. Il potere politico, nelle mani dell’esercito, non risparmia di mostrare i muscoli e ha arrestato, soltanto sabato scorso, 1079 persone.


Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha annunciato che le elezioni presidenziali saranno organizzate prima delle legislative, togliendo ogni ambiguità sul calendario della transizione promesso dall'esercito a inizio luglio dopo la destituzione dell'ex capo di Stato e capo dei Fratelli Musulmani, Mohamed Morsi. Il calendario politico concordato dopo che l'esercito aveva deposto il presidente islamista, prevedeva che le elezioni parlamentari si tenessero prima dell'elezione di un nuovo presidente. L'annuncio di Mansour arriva dopo l'approvazione a larghissima maggioranza in un referendum popolare della nuova Costituzione.

In questa realtà drammatica e così complessa, il lavoro dei giornalisti è ad altissimo rischio. Il Committee to Protect Journalists (CPJ), nel suo rapporto annuale pubblicato il 30 Dicembre 2013, ha valutato l’Egitto il terzo paese più pericoloso al mondo per i giornalisti, dopo la Siria e l'Iraq. Considerando che la Siria è in una guerra civile e la situazione è estremamente tesa tra le varie fazioni irachene, la posizione dell'Egitto ha sollevato molte domande sul contesto attuale in cui i giornalisti lavorano.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.