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mercoledì 22 gennaio 2014

Corea del Nord: troppi detenuti muoiono nei gulag, chiesto l'aiuto alle famiglie

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Il terribile Campo di rieducazione numero 12 ha aperto alle visite dei familiari per i detenuti, che potranno ricevere cibo e vestiti. "La maggior parte dei detenuti è stata mandata nelle miniere e sono morti in troppi". 

Per la prima volta nella storia dei gulag nordcoreani sarà permesso alle famiglie di visitare e rifornire i detenuti di vestiario e cibarie. La notizia sulla nuova politica vigente al Campo di rieducazione numero 12 è stata fornita a Radio Free Asia da un residente della provincia North Hamgyeong, ma la motivazione del cambiamento è tutt'altro che umanitaria. Il gulag situato in Hoeryung City è conosciuto per le violazioni dei diritti umani che avvengono all'interno, tra cui lavori forzati in condizioni di vita disumane, torture, pestaggi ed esecuzioni sommarie pubbliche. Di solito, vengono internati criminali violenti, violatori delle leggi sulla droga e disertori che cercano di scappare dal paese ma vengono scoperti.

Secondo la fonte, solo ai detenuti con pene superiori ai sette anni veniva ordinato di lavorare nelle miniere di rame, dove le possibilità di sopravvivere sono bassissime. "Ma dall'inizio dello scorso anno, la maggior parte dei detenuti è stata mandata nelle miniere e sono morti in così tanti che le autorità non hanno avuto altra scelta che cercare di farli sopravvivere con l'aiuto delle loro famiglie". Ora molti detenuti "riescono a sopravvivere grazie al cibo e all'acqua portato dalle loro famiglie".

Per la prima volta l'Onu sta conducendo un'indagine sulle violazioni dei diritti umani nei gulag della Corea del Nord, dove sono rinchiuse ancora oggi circa 200 mila persone. Il quadro che esce dai primi racconti ascoltati è drammatico: torture sistematiche, morti per mancanza di cibo, esecuzioni sommarie, trattamenti disumani. 

Il giudice Michael Kirby, che conduce l'indagine, non ha rivelato molti dettagli ma tra i casi più terribili che l'hanno mosso fino alle lacrime ci sono quelli di una donna costretta dagli aguzzini comunisti ad annegare il proprio figlio. Il testimone più attendibile della vita nei gulag è Shin Dong-hyuk, nato e cresciuto in un gulag, da cui è riuscito a scappare a 23 anni.

di Leone Grotti

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