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mercoledì 27 novembre 2013

In 50.000 rimpatriati etiopi dall'Arabia Saudita dall'inizio di novembre

MISNA
Sono 50.000 i migranti etiopi che l’Arabia Saudita ha rimpatriato dall’inizio del giro di vite sui lavoratori irregolari, scattato nel paese agli inizi di novembre. Lo ha reso noto il l’ambasciatore di Addis Abeba a Riad, Dina Mufti, secondo cui il numero complessivo, una volta terminato il ponte aereo con cui i migranti vengono riportati nel paese d’origine, raggiungerà quota 80.000.
Nell’ambito delle proteste scoppiate all’indomani dell’entrata in vigore del provvedimento – preceduto da sette mesi di amnistia durante i quali circa 4 milioni di migranti hanno potuto regolarizzare la loro presenza nel regno – tre cittadini etiopi sono rimasti uccisi in scontri con la polizia.

Il governo etiopico ha speso circa 2 milioni e mezzo di dollari per il rimpatrio dei cittadini, la maggior parte dei quali sono donne che in Arabia Saudita lavoravano come aiutanti domestiche.

“In questo momento ci stiamo concentrando sul lavoro necessario per riportare a casa i nostri concittadini” ha risposto Mufti ai giornalisti che chiedevano se la decisione di Riad avrà ripercussioni sui rapporti tra i due paesi. Nei giorni scorsi, un comunicato del governo aveva definito “fraterne” le relazioni con l’Arabia Saudita.

Ogni anno centinaia di migliaia di etiopi, soprattutto donne, si trasferiscono in Medio Oriente in cerca di lavoro come collaboratrici domestiche. Solo nel 2012 circa 200.000 hanno lasciato il paese con questo obiettivo nonostante in diversi casi subiscano abusi fisici e mentali, discriminazione e condizioni di lavoro degradanti.

Con 91 milioni di abitanti, l’Etiopia è il secondo paese più popoloso d’Africa dopo la Nigeria ma anche uno dei più poveri, nonostante tassi di crescita elevati. Secono l’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) almeno il 27% delle donne e il 13% degli uomini sono disoccupati.

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