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sabato 12 ottobre 2013

Pakistan - Appello della società civile al governo: abolire la pena di morte e garantire un “giusto processo”

Agenzia Fides
Islamabad - Abolire la pena di morte; commutare le pene già comminate in ergastolo; rivedere la lista dei reati punibili con la pena capitale (fra i quali vi è la “blasfemia”); garantire un giusto processo per gli imputati: è l’appello rivolto al governo Pakistan dalla società civile pakistana. 

Come riferisce un comunicato inviata Fides, un forum di associazioni guidate dalla “Asian Human Rights Commission”, che ha trovato sostegno in movimenti e organizzazioni cristiane, sollecita il governo pakistano ad aderirei alle norme internazionali, “riconoscendo e proteggendo il diritto alla vita di ogni individuo”, violato dalla pena capitale. “Uccidere i prigionieri serve solo a perpetuare la violenza e aumenta il rischio di ritorsioni da parte di gruppi militanti e fondamentalisti religiosi”, notano le associazioni.


La società civile apprezza il passo computo dal governo pakistano, che ha annunciato la decisione di rinnovare la moratoria sulla pena di morte. La decisione è stata adottata dopo forti pressioni internazionali da parte delle Ong e di governi, specie dell’Unione Europea. 


La moratoria salva, per ora, la vita di oltre 8.000 prigionieri attualmente nel braccio della morte. 

Le associazioni spiegano che “la pena di morte in Pakistan è spesso il risultato della mancanza di giusto processo, annoso problema che affligge la nazione. E' pericoloso lasciare in vigore la pena di morte nell’ambito di un sistema giudiziario che non garantisce un processo equo e imparziale”, visti i condizionamenti esterni che influenzano la magistratura. 


“Corruzione e concussione – spiega la nota giunta a Fides – hanno un ruolo significativo in Pakistan e troppo spesso i ricchi comprano la via d'uscita dai guai giudiziari, mentre i poveri, spesso innocenti, sono lasciati al loro destino”, in quanto privi di un'adeguata rappresentanza legale.

In Pakistan vi sono 27 reati punibili con la pena capitale, che viene eseguita di solito per impiccagione. La definizione di questi crimini “è spesso vaga e lascia spazio all'interpretazione”, si dice. Per questo le Ong chiedono al nuovo governo di rivedere la lista dei reati punibili con la morte che includono anche la “blasfemia”, l’adulterio, il contrabbando di droga, il sabotaggio del sistema ferroviario. Tali crimini – si afferma – vanno ben oltre lo scopo di punire “crimini più gravi” . 

Per rispettare la vita dei suoi cittadini e tenere il passo con le norme internazionali sui diritti umani, “la via maestra è abolire la pena capitale: questo potrebbe fortificare la posizione del Pakistan come fautore dei diritti umani a livello internazionale”.

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