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sabato 14 settembre 2013

Gli stupri in India: la condanna a morte non è la risposta che le donne chiedevano

Corriere della Sera
Non può farci esultare la condanna a morte dei quattro ragazzi colpevoli di aver stuprato su un autobus, nel dicembre scorso, una studentessa di 23 anni, morta dopo due settimane di agonia per la gravità delle ferite. 

Non c’è sollievo in questa sentenza all’orrore di uno dei delitti più efferati e terribili che io ricordi. Il padre ha detto “giustizia è fatta, non meritavano il perdono”. 

Ma a noi sembra che questo inasprimento delle pene, come unica risposta all’ondata di manifestazioni di protesta che in tutto il Paese chiedevano misure preventive, sia del tutto inadeguata. 

Il governo mostra al mondo il pugno di ferro (a parte il fatto che la sentenza deve ancora essere ratificata dall’Alta Corte di Delhi) e pensa così di mettersi al riparo dall’indignazione generale, mentre come unica misura preventiva nei confronti dei reati di stupro in drammatico aumento (uno ogni venti minuti, sottolineano allarmanti statistiche occidentali) caldeggia una migliore illuminazione nelle strade. Peccato che gli stupri avvengano anche alla luce del sole…

Del resto esistono analogie con l’ottica del recente decreto legge “per il contrasto della violenza di genere” entrato in vigore il 17 agosto scorso in Italia, dove si attribuiscono più poteri di intervento alle forze dell’ordine e si rendono più severe le pene trascurando però le essenziali misure di prevenzione, nonché di sostegno, protezione e reinserimento delle donne rese vulnerabili dalle violenze subite.

In ogni caso siamo contrari alla pena di morte e al fine pena mai, comunque e ovunque vengano comminati, ricordando anche come numerose statistiche ormai provino come l’inasprimento delle pene non funzioni da deterrente nei confronti dei reati. Un unico bel film vorrei citare a questo proposito, “Dead man walking” di Tim Robbins con Sean Penn e Susan Sarandon, dove la violenza efferata del condannato veniva assimilata alla più asettica ma altrettanto terribile violenza della esecuzione.

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