Pagine

sabato 28 settembre 2013

Giustizia: il coraggio della clemenza... primo passo per carceri degne di un Paese civile

Il Mattino
Questa mattina il Capo dello Stato Giorgio Napolitano varcherà il portone della Casa circondariale "Giuseppe Salvia - Poggioreale". È una visita storica. Per la prima volta, infatti, un presidente della Repubblica entrerà nel penitenziario napoletano.

Ma è anche una decisione inaspettata, presa all'improvviso. Nonostante il grave momento politico che il Paese sta vivendo, il presidente ha voluto recarsi nell'Istituto di pena dedicato a Giuseppe Salvia, ed essere vicino ai duemila seicento sessanta detenuti attualmente rinchiusi.

È stata una delle poche personalità che ha fatto sentire più volte la sua voce per denunciare la drammatica condizione delle prigioni italiane. E proprio durante una sua visita nel carcere minorile di Nisida, nel 2011, disse che l'emergenza carcere è "una vergogna per il nostro Paese, che non ci fa dormire sonni tranquilli".

L'incontro del presidente Napolitano assume una grande importanza per il discorso che pronunzierà, o meglio per quella parola che i detenuti si aspettano di ascoltare: "Amnistia".

Perché, oggi, solo un provvedimento di clemenza può essere il punto di partenza per fare delle galere dei luoghi degni di un paese civile. Il carcere di Poggioreale rappresenta il simbolo del fallimento del sistema penitenziario. Sovraffollamento, penuria di lavoro e di attività intramurarie, misure alternative concesse con il contagocce, personale insufficiente e demotivato, rappresentano la sintesi della disfatta.

Se pensiamo che l'articolo 6 dell'ordinamento penitenziario, una legge di quasi 40 anni fa, distingueva i locali nei quali si deve svolgere la vita dei detenuti da quelli destinati al pernottamento, mentre oggi per 22 ore al giorno si resta chiusi nella propria cella, ci rendiamo conto degli anni e delle occasioni perse per costruire un carcere più umano.

Anche il regolamento di esecuzione della legge penitenziaria del 2000 che prevede l'abolizione dei divisori nei banconi delle sale colloqui, attraverso i quali un detenuto non riesce quasi neppure a toccare i figli e la moglie, in molte case di reclusione è rimasto lettera morta.

Per non parlare poi della cura dei malati. La Riforma del 2008, che ha trasferito le competenze della Sanità penitenziaria dal ministero di Giustizia al sistema sanitario nazionale è una grande incompiuta, con una palleggio di responsabilità tra medici e amministrazione penitenziaria e il disinteresse più totale di alcuni manager delle Asl che di carcerati non vogliono proprio sentirne parlare.

È giusto punire chi ha commesso un reato, ma è altrettanto opportuno non rendere disumana la permanenza nelle prigioni, soprattutto in vista di una rieducazione e di un cambiamento, che in queste condizioni appare veramente difficile.

L'opportunismo della politica si contorce tra la valutazione della perdita di voti che un provvedimento di amnistia comporterebbe e le conseguenze che esso avrebbe nelle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi e parla alla pancia dell'opinione pubblica, speculando sulle paure collettive di cui la nostra società è prigioniera.

Nelmaggio2014 l'Europa valuterà l'Italia sulla condizione delle carceri, esaminando l'adeguamento imposto dalla Corte europea dei diritti umani dopo la sentenza Torreggiani. Se il 75% dei detenuti di media sicurezza non starà fuori dalle celle per 8 ore al giorno scatteranno altre sanzioni.

Questa scadenza imposta da Bruxelles costringe a dare una brusca accelerata al processo di rinnovamento del sistema carcere, indipendentemente dalla volontà di rendere più umana la condizione in cui vivono i carcerati italiani.

La venuta di Giorgio Napolitano nel carcere di Poggioreale proprio nel giorno in cui si commemorano le quattro giornate di Napoli e si ricordano grandi figure di uomini come Salvo D'Acquisto, può sembrare inopportuna e stridente. Eppure assume una valenza tutta particolare. Se da una parte vuole essere una scossa per spingere la politica a prendere quei provvedimenti che rendano meno umiliante la vita nelle carceri, dall'altra vuole richiamare il nostro Paese, nato dal sacrificio di uomini giusti e coraggiosi, a non negare mai i diritti fondamentali, e a sperare sempre nel cambiamento di chi ha commesso dei reati. Un incoraggiamento e un' iniezione di fiducia di cui abbiamo un grande bisogno.
< Prec. Succ. >

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.