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venerdì 20 settembre 2013

Egitto: guardia costiera spara su barca di rifugiati siriani diretta verso l'Italia due profughi uccisi

La Repubblica
Le autorità egiziane aprono il fuoco su una barca di profughi che volevano raggiungere le coste italiane, nonostante avessero diritto a chiedere protezione internazionale: due morti, centinaia di arrestati, tra cui minori. Donna incinta vede morire il marito davanti ai propri occhi
Martedì scorso più di duecento profughi siriani a bordo di un’imbarcazione hanno lasciato Abu Qeer, il porto egiziano di Alessandria, con l'intento di dirigersi prima verso l’Italia e, quindi, proseguire verso la Svezia, per ricongiungersi ai loro familiari. Fin qui, nulla di nuovo rispetto a quanto l’Europa sta assistendo in silenzio nelle ultime settimane.

Poi la sorpresa: la Guardia Costiera egiziana avrebbe impedito ai profughi di lasciare il paese aprendo il fuoco contro la loro imbarcazione. Il risultato è di due siriano-palestinesi morti sul colpo, mentre il numero esatto dei feriti rimane ancora incerto. Le due vittime erano Fadwa Taha, una donna di cinquant’anni che viaggiava insieme al figlio e al nipote, e Amr Delol, un uomo di trent’anni che aveva intrapreso il viaggio insieme a suo figlio e alla moglie incinta. I due sono morti sotto gli occhi dei loro cari, mentre i sopravvissuti alla sparatoria sono stati arrestati e trasferiti a Karmuz, la prigione di Alessandria.

Dalla prigione di Karmuz questi profughi siriani, che avrebbero il diritto a chiedere e ottenere protezione internazionale, si sono messi in contatto con alcuni familiari all’estero, attraverso l’uso di un cellulare. Sono così riusciti a far trapelare la notizia e a diffondere video e immagini che ritraggono uno dei profughi senza vita e le decine di minori arrestati dalle autorità egiziane che ora si trovano nella prigione di Alessandria. La notizia è prima rimbalzata sui social network, quindi ripresa dal canale internazionale in lingua araba Al Quds.

In una Europa, ancora una volta, troppo concentrata a fare i conti con l’infondata ansia di “nuove invasioni”, cala il silenzio sul destino delle centinaia di profughi in fuga dalla Siria che cercano riparo nei vicini Stati arabi. Il “Movimento di Solidarietà per i Rifugiati”, un network trasnazionale di attivisti per i diritti umani, da poche ore ha aperto una sua pagina facebook dove denuncia il peggioramento del trattamento che l’Egitto riserva ai profughi siriani. In particolare, il riferimento è alla decisione presa lo scorso 8 luglio dal nuovo governo egiziano che impone ai siriani un visto d’ingresso nel paese. Tra luglio e settembre, i dati ufficiali parlano di 143 profughi siriani arrestati perché sprovvisti di regolari documenti di ingresso in Egitto e, quindi, deportati verso la Siria, il proprio paese d’origine dilaniato dal feroce conflitto ancora in corso.

I profughi detenuti nella prigione di Karmuz sostengono che le autorità egiziane usano la violenza in modo sistematico contro i richiedenti asilo siriani, allo scopo di impedir loro di proseguire il viaggio verso l’Italia e, quindi, trovare rifugio in Europa. Dunque, la vicenda potrebbe delinearsi non come un caso isolato, bensì come una prassi che si sta consolidando nel silenzio politico e mediatico europeo. E’ per questo che attivisti e profughi siriani chiedono all’Italia e all’Europa di chiarire la loro posizione rispetto alla vicenda e di far luce sul trattamento che l’Egitto, importante partner strategico euro-mediterraneo, sta riservando a chi in questo momento è in fuga dal conflitto siriano.

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