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mercoledì 31 luglio 2013

Stati Uniti: lo "svuota carceri" modello americano, Fremont lancia le celle a pagamento

Corriere della Sera
Centocinquanta dollari a notte. Per una vita dignitosa. Anche in galera. In California nasce la prigione esclusiva per ricchi. Prigioni sovraffollate e troppo costose da mantenere? La cittadina di Fremont, nei dintorni di San Francisco nella California settentrionale, vuole risolvere il problema e guadagnarci anche sopra.
Ma lo stratagemma impiegato assomiglia più all'offerta del mese di un sito di viaggi che a una nuova politica pubblica. Per 155 dollari a notte più un contributo una tantum di 45 dollari, i condannati per crimini minori, per esempio la guida in stato di ebbrezza, possono ora scontare le proprie pene nella nuova galera comunale, piccola, pulita e quasi sempre vuota. In questo modo, sostengono le autorità locali, i contribuenti recupereranno alcuni dei soldi investiti nella sua costruzione. Al contempo, per chi se lo può permettere, l'iniziativa rappresenta un'occasione ghiotta di sfuggire a ben più duri soggiorni nelle carceri sporche e gremite della vicina Oakland.

Le polemiche però non mancano. "Questo programma solleva una serie di questioni di uguaglianza e giustizia", ha detto a Lettera43.it Carl Takei, avvocato del National prison project (progetto delle prigioni nazionali) della American civil liberties union, la più grossa organizzazione no profit americana che si occupa della difesa dei diritti e delle libertà civili. "Si offre la possibilità a chi ha soldi di ricevere una punizione diversa da chi non ne ha".

Il problema del sovraffollamento delle carceri americane non è da sottovalutare. Dal 1970 a oggi, il numero di detenuti negli Stati Uniti è aumentato del 700%, ben oltre la crescita della popolazione complessiva e del tasso di criminalità. E la California è stata protagonista di questo fenomeno.

Nel luglio del 2011, la Corte Suprema degli Stati Uniti arrivò addirittura a ordinare che, date le condizioni disumane cui erano sottoposti i suoi detenuti, lo Stato ne riducesse drasticamente il numero di almeno 33 mila unità.

Il governatore Jerry Brown lanciò quindi una serie di riforme del sistema di giustizia pensate soprattutto per svuotare i grandi penitenziari statali. E tra le iniziative vi fu anche il trasferimento di migliaia di detenuti alle galere locali, gestite in maniera indipendente dalle municipalità e impreparate all'ondata di nuovi arrivi. Di qui l'idea delle forze dell'ordine di Fremont di mettere a disposizione del sistema carcerario regionale la propria struttura, che è per il momento sottoutilizzata.

Tuttavia, questo approccio ha il difetto di discriminare i prigionieri sulla base del reddito. Non una novità negli Stati Uniti. Si pensi agli imputati che si possono permettere gli avvocati famosi e quelli invece che, indigenti, devono accettare i servizi gratuiti dei legali messi a loro disposizione dal tribunale. E ancora, l'uso della cauzione.

"Tra tutti quelli che sono detenuti in attesa di giudizio, è rilasciato solo chi può versare una certa somma di denaro a garanzia del fatto che apparirà in tribunale durante il processo", ha spiegato a Lettera43.it Jesse Jannetta, ricercatore che si occupa di Giustizia presso l'Urban center di Washington Dc, "il che significa che l'aspetto meramente pecuniario determina ogni giorno la composizione della popolazione carceraria".

Anche altri tentativi fatti più di recente di ridurre il numero di detenuti finiscono per dipendere dai mezzi finanziari di chi è in galera. Numerosi distretti americani stanno ora sperimentando con il braccialetto elettronico, che monitora i movimenti dei condannati anche quando è permesso loro di tornare a vivere nelle proprie comunità.

La partecipazione a questi programmi è però molto spesso a pagamento, accessibile ancora una volta solo a chi se lo può permettere. Certo, ogni sforzo di svuotare le carceri migliora le condizioni di vita non solo di chi ne esce, ma anche di chi rimane dentro, ma in strutture più vivibili.

"A volte viene fatto il parallelo con il sistema stradale, diviso tra strade gratuite e autostrade a pagamento", ha spiegato Jannetta. "Di sicuro si separa chi ha i mezzi economici da chi non li ha, ma allo stesso tempo si alleggerisce il traffico per tutti". Una strategia ingiusta ma che piace, soprattutto in tempi di crisi economica e tagli alla spesa pubblica, con i contribuenti che sono poco propensi a pagare per un sistema, quello carcerario, estremamente costoso e difficile da gestire.

di Valentina Pasquali

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