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sabato 20 luglio 2013

L’amministrazione Obama muove contro la pena di morte?

La Stampa
Sì, lo fa attraverso l’Fbi, che sta riesaminando 27 condanne, forse viziate da errori commessi dal proprio laboratorio forense. Al momento questa iniziativa ha portato al blocco di una esecuzione, nel Mississippi, ma i procedimenti interessati potrebbero essere oltre 21.000. Se fosse confermato che gli sbagli erano diffusi, l’intero impianto della pena capitale rischierebbe di essere messo in discussione.

Tutto è nato da una serie di denunce, riportate l’anno scorso dal «Washington Post», secondo cui il laboratorio dell’Fbi sopravvalutava il valore identificativo dei capelli trovati sulla scena dei delitti. Gli scienziati non sono molto propensi a considerarli come prove sicure, perché a differenza di altri esami del Dna, si prestano facilmente a confusione. Gli agenti dell’Fbi, però, li hanno usati in diversi casi per confermare le loro teorie investigative, e questo è avvenuto tanto sulle inchieste federali, che competono fisiologicamente al Bureau, quanto su quelle dei singoli stati che avevano richiesto assistenza forense. Risultato: parecchie condanne potrebbero essere viziate dagli errori nella valutazione scientifica delle prove. L’analisi lanciata dall’Fbi dopo la denuncia ha portato all’identificazione di almeno 27 casi potenzialmente compromessi. Uno, quello della condanna per omicidio di Willie Jerome Manning, è stato già risolto a favore dell’imputato. La decisione dell’Fbi, sostenuta dal segretario alla Giustizia Holder, potrebbe avere significative ripercussioni di lungo termine sul dibattito riguardo la pena di morte. Gli oppositori negli ultimi anni si sono concentrati soprattutto sulla generale iniquità e immoralità di questa punizione, piuttosto che puntare sui singoli casi dei condannati innocenti.

La ragione è chiara: il primo argomento è meno emotivo, ma più solido in assoluto; il secondo colpisce di più, ma è anche un’arma a doppio taglio. Se infatti si dimostrasse che il sistema funziona, e la scienza ormai rende quasi inesistenti gli errori, nessuno potrebbe più fermare la mano del boia. La revisione dell’Fbi, però, minaccia di demolire proprio questa certezza, aggiungendo il tema tecnico a quello morale. Se ancora oggi, infatti, la scienza non è in grado di dare risposte sicure su migliaia di condanne, il rischio di mandare a morte un innocente torna ad essere un elemento forte per rinunciare a questa pena.

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