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giovedì 30 maggio 2013

In carcere a Rebibbia a 82 anni e malato di tumore

Corriere della Sera
Il garante dei detenuti Marroni: svolgete al più presto le verifiche per una misura alternativa alla reclusione
ROMA - A 82 anni di età, malato di tumori alla prostata, alla vescica e alla gola, è rinchiuso nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso a Roma per una pena di tre anni per un reato commesso nel 2004. È il caso segnalato con un telegramma dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni al Presidente del Tribunale di Sorveglianza della capitale, secondo una nota dello stesso garante. Nella sua segnalazione, Marroni ha evidenziato la necessità di svolgere, «al più presto», le opportune verifiche anche al fine di valutare «la possibilità di applicare, a quest'uomo, R.M., una misura alternativa alla detenzione in carcere».

NELLA SALA PING PONG - La vicenda è stata scoperta nei giorni scorsi dai collaboratori del Garante che quotidianamente visitano il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. «Oltre all'età e alle patologie - ha detto Marroni - mi ha colpito la circostanza che quest'uomo è ospitato in quella che era sala per il ping pong che, visto il sovraffollamento, è stata trasformata da tempo in una cella per 15 detenuti e con un solo bagno alla turca a disposizione».

UN ANNO DI TEMPO - «Quella che si sta vivendo nelle carceri è una situazione disperata - prosegue Marroni -, confermata anche dal pronunciamento della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha rigettato il ricorso dell'Italia contro la sentenza dell'8 gennaio per il trattamento inumano e degradante a 7 detenuti del carcere di Busto Arsizio e di Piacenza. In base a questa sentenza l'Italia ha un anno di tempo per trovare una soluzione al sovraffollamento. Ora spetta alla politica porre in evidenza, nella propria agenda, il problema delle carceri. Lo ha detto anche il Ministro della Giustizia Cancellieri che non servono nuove carceri ma occorre ripensare il sistema delle pene. Il caso del detenuto di Rebibbia che denunciamo oggi è l'ennesimo emblema del fallimento di una linea improntata alla «tolleranza zero» che non ha risolto i problemi di sicurezza del Paese ed ha di fatto cancellato l'art. 27 della Costituzione»(Fonte Ansa)

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